Mandy

Prima di scrivere anche una sola parola relativamente a Mandy, devo anticipare un paio di assolute verità perché devo essere onesta nei confronti di chi legge:

 

  • Adoro Nicolas Cage, sono convinta che sia uno dei migliori 5 attori viventi (Nicolas Cage, Nicolas Cage, Nicolas Cage e Sam Rockwell sono gli altri quattro) e non mi interessa se i più lo associano e film atroci che non so perché si siano disturbati a vedere; se volete conoscere il Nic di cui sto per scrivere, di cui ho già scritto e di cui sicuramente scriverò ancora e non lo conoscete già, vi prego di guardare almeno tre tra i seguenti (anche se uno sarà sufficiente a vincere il vostro cuore): STREGATA DALLA LUNA (consiglio la visione in inglese per aumentare il senso di disagio negli italiani), Raising Arizona, WILD AT HEART ovvero il film migliore di tutti i tempi, Bring out your dead, Face off (si, basta fare gli snob con John Woo, avete rotto tutto quello che si poteva rompere e per punizione vedere The Killer, Hard Target e A better tomorrow, cinque volte l’uno, dopodiché sarete risparmiati), l’ottimo Joe, The trust (perlopiù ignoto ma divertente e meritevole di essere visto), Leaving Vegas e Birdy tra i migliori (ma non dimentichiamo anche perle cone Con Air, che la critica si è svegliata a ridefinire come cult solo di recente <.< – uber parentesi: il fatto che non ci si fosse accorti di quanto fosse apertamente cafone mi disturba)
  • Sto ascoltando i Jesus Lizard quindi se ogni cinque righe sento – medianicamente – che qualcuno avrà dell’ostilità nei confronti di quello che sto scrivendo o di Nic Cage o del metal, non stupitevi se nel leggere vi sentirete come se steste passeggiando sul tapis roulant e poi arriva il vostro trainer tamarro con il tribale brutto sbiadito sul bicipite e pigia modalità allenamento con pendenza al 70% e aumenta la velocita di 7 punti. Prendetevela con il trainer ovviamente, niente di tutto questo e colpa dei miei mood swings ne, tantomeno, dei jesus lizard (<3)
  • Adoro anche gli anni Ottanta. Immagino già l’aria del sufficienza e un ‘e chi non li ama?’ e quindi vi fermo: amo cosi tanto gli anni Ottanta che stavano per darmi la nausea, prima di Mandy. Non è perché ora tutti amano gli anni Ottanta, questo non li rende meno miei, i miei anni Ottanta sono diversi dai tuoi e dai tuoi ecc. No, pero devo ammettere che gli anni Ottanta hanno, di recente, subito lo stesso trattamento di Frida Kahlo. Ora non importa a nessuno che 10 anni fa ho chiamato Frida Kahlo il mio amato coniglietto, e che possiedo il suo diario – non l’originale ne – e che “a me piaceva prima che andasse di moda” (lo so che e una frase da stronzi, ma, hei, forse sono una stronza, chissà). Sono felice che FK trovi consenso globale, sono entusiasta del fatto che gli Ottanta ora siano fichi, e come se il tuo migliore amica trovasse una fidanzata favolosa, tua mamma si comprasse un vestito carino e andasse in vacanza, come se succedesse una cosa bella a qualcuno a cui vuoi bene, insomma. Però poi FK diventa arrendamento e fazzolettini. E gli anni Ottanta diventano una pura operazione nostalgia (da qui in poi OZ, perché lo userò molto), e anzi che potenziarne gli aspetti distintivi, le sfaccettature, la raggera di ramificazioni che hanno avuto origine li, ne venissero sfruttati solo gli aspetti puramente iconici e come se questi aspetti iconici venissero appiattiti con un matterello con un pattern a stelline (tu e solo tu sai chi sei e sai cosa intendo <3) e stereotipi. SI, stranger things, ce l’ho con te – bonariamente eh. Non ho nemmeno saltato una riga senza che i JL scorressero nelle mie ditine. Siamo a pendenza 90%.

 

Bene. Se ancora non avete abbandonato questa pagina per ragioni di noia/nevrosi/nervoso, ora e il momento di Mandy.

Nessuno può mettere Nic in un angolo

Nessuno può mettere Nic in un angolo

 

Mandy è una bomba. Ne parlavo qualche giorno fa con il mio fidanzato, che era da un po’ che un film non mi dava una sensazione cosi “termale”. Nel senso che ti sembra di fare un lungo bagno rinfrancante e, quando esci, ti sei esfoliato e ti senti frizzante, sei pronto a phonarti i capelli e vestirti bene e uscire e divertirti. Dopo mesi che non ti capitava. E i motivi per cui Mandy è termale sono gli stessi che ho messo sul piatto nella lunga e dolorosa introduzione a cui vi ho sottoposti poco fa: sia che siate d’accordo con me, sia che stiate nella barchetta opposta, sono certa che capirete.

 

Primo: Nicolas Cage. Ovviamente non sto tentando di sminuire il lavoro del buon Panos Cosmatos – di cui a breve vi parlerò – e, anzi, kudos a PC per aver scelto Nic, uno con cui non deve essere semplicissimo lavorare, perché ha una personalità ingombrantissima, una carriera molto folta e le corde vocali settate a 11. Nic qui è tenero e silenzioso, disperato e devastato, rumorosamente frastornato dal dolore e dalla vendetta, violentissimo. E, in tutto questo, è anche incredibilmente misurato – come può essere misurato NC, per carità – e porta sulle spalle tutta la seconda parte del film, quella più matta e caotica, con un carisma e una professionalità incredibili. NC ti porta dal dolore atroce al delirio guizzante della vendetta con una naturalezza che difficilmente puoi saggiare in un film su matti adoratori di Satana (qui inteso in senso lato = il Male) e di un tizio che ricorda un po’ Bob di Twin Peaks (se Bob fosse stato un povero scemo), la droga e doppie motoseghe.

Quest'uomo, quello che a Indiewire ha detto questo: “The Super 8 feeling is when you are a child and you’re in your backyard and you’ve got that Super 8 camera and you’re making a movie for no other reason than you love the movie you’re making. You’re not trying to sell tickets, you’re not trying to make dollars, you’re not trying to get an Oscar. You’re just making the movie for the love of the movie”. Ovviamente è il motivo numero 1.

Quest’uomo, quello che a Indiewire ha detto questo: “The Super 8 feeling is when you are a child and you’re in your backyard and you’ve got that Super 8 camera and you’re making a movie for no other reason than you love the movie you’re making. You’re not trying to sell tickets, you’re not trying to make dollars, you’re not trying to get an Oscar. You’re just making the movie for the love of the movie”. Ovviamente è il motivo numero 1.

Secondo: il Metal.

Terzo: gli anni Ottanta.

Quarto: il mesmerismo visivo e sonoro.

Finalmente qualcuno (PC) ci ha regalato l’horror metal che aspettavamo da tanto tempo. Un horror ambientato negli anni Ottanta primissimi, con eleganti strascichi dei 70s, fortemente radicato nell’immaginario metal. Superficialmente, mi riferisco alle t-shirt dei Mötley Crüe e quelle modello raglan e i capelli lunghissimi e scuri, i caratteri da copertina degli Slayer o da filmorro anni Ottanta iconico. A un livello più profondo parlo del bosco, della penombra – totalmente dominante qui -, dell’oscurità di un decennio partorito da uno dei periodi più bui e complicati dal punto di vista politico e della perdita dei valori (si veda, L’esorcista di Friedkin, per dirne una). Ma anche della paura di Satana e delle sette che si trascinava dal post-Manson e, sebbene non sia mai terminata, si è sopita nel corso degli anni 90 e non è mai più tornata, non con quella potenza e quel tremore che si portava dietro allora.

Quale OZ farebbe mai uso di questa peculiarità? Nessuna. E, infatti, il film è ambientato negli anni Ottanta, ma è modernissimo (MODERNISSIMO). E ora vi racconto perché.

 

Mandy inizia con un ritratto di coppia, con Mandy, per l’appunto (una Andrea Riserborough ipnotica come pochi), e con Red (Nic Cage), un taglialegna silenzioso dall’aria tenera e vulnerabile. Mandy gestisce un negozio e disegna, disegna sogni metal incredibili e ci sembra da subito una creatura che sta un po’ a metà tra il nostro mondo e una dimensione pagana in cui tutto e un po’ tutto ed e difficile distinguere le entità tra loro.

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Mandy e Red mangiano assieme davanti alla tv, si raccontano le cose prima di addormentarsi in camera loro, una sorta di box di plexi che da sul bosco, ed è molto evidente che si amano. In merito a questa dimensione domestica, che è sussurrata e accennata ma molto credibile, ho letto una bella intervista a PC (eccovi il link, https://www.rogerebert.com/interviews/panos-cosmatos-on-crating-his-heavy-metal-valentine-mandy) in cui il regista parlava di quanto fosse importante per lui che lo spettatore si connettesse alla loro dimensione di coppia.

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E, infatti, si avverte il fatto che questa parte introduttiva molto tenera e silenziosa non sia solo un pretesto (es. il cane che ammazzano a John Wick) per quello che deve accadere. PC dice che è felice che il pubblico si gusti la seconda parte, ma che non voleva fosse un film puramente testosteronico in un cui un Nic Cage devastato va in giro a staccare teste e basta. Nic Cage va effettivamente in giro a staccare teste, ma ci arriva con tutta la distruzione emotiva che solo la prima parte di Mandy poteva preparare.

Mandy viene, infatti, vista da Jeremiah, il capo di una setta, mentre questi gira assieme ai suoi adepti con un furgoncino.

Il leader sfigato di una setta sfigata che però fa comunque male alle persone

Il leader sfigato di una setta sfigata che però fa comunque male alle persone

La vede e la vuole e manda i suoi adepti a evocare dei demoni motorari che sembrano i nipotini grezzoni dei (classy) cenobiti di Hellraiser a rapirla. Mandy non acquiesce e Jeremiah la droga (fortissimo). Da qui in poi è tutto un bagno visivo e sonoro delirante, in cui riconosco il PC di Beyond the black rainbow, però tanto tanto meglio. I movimenti sembrano rallentati, una testa che si gira genera uno spettro di colori che non solo comunica lo smarrimento dato dalla droga, ma aiuta anche a creare quella sensazione ipnotica che ti immagini che i membri della setta e la povera Mandy, tutti fatti, provino, mentre il loro profeta parla. Uno stordimento che non puoi scrollarti di dosso.

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Allo stordimento visivo si accorda alla perfezione quello sonoro. Johan Johannson riesce in qualche modo misterioso a mormorare dentro le nostre teste per tutta la durata del film, ad accrescere il potere rituale dell’impianto visivo. Di tutta la prima parte di Mandy, quello che mi porto ancora dietro e la mesmerizzazione sensoriale che mi ha fatto allargare le pupille, lo smarrimento percettivo di cui ero imbevuta e che ha aumentato lo shock quando la seconda parte ha avuto inizio.

Mandy non compiace Jeremiah e viene uccisa davanti agli occhi di Red, che si era messo sulle sue tracce. Red viene quasi ucciso, ma si salva e non appena si riprende abbiamo quello che chiamerò il Leaving Vegas moment. Risulta molto difficile dubitare che lui voglia fare qualcosa di diverso che ammazzarsi con l’alcol. La morte di Mandy, come anticipavo, non è il solito pretesto vuoto e maschilista (su su lo sapete che ho ragione) della fidanzata che viene uccisa (fidanzata che di solito ci viene presentata come “generica creatura angelica sorridente” e, dopo 5 minuti come “morta male”) NC ulula in mutande sulla tazza del cesso mentre beve lo stesso alcol che ha usato per disinfettarsi le ferite ed è perfetto. L’amore della tua vita viene ucciso, cosa fai se non impazzire e voler strappare tutto quello che hai attorno, ma soprattutto te stesso? Anche qui, NC è di una bravura incredibile. E poi la vendetta e la rabbia lo riportano in vita e si FORGIA UNA FALCE METAL assolutamente epica, con cui inizia la sua vendetta. Una vendetta dominata da tinte rosse, una sorta di discesa agli inferi violentissima, a gamba tesa, senza neanche un accenno di compromesso e da verdi slavati e toni freddi sporchi. Mi sono piaciute le coreografie delle scene action, ho adorato la pesantezza delle mosse di Nic Cage nell’inferire la sua vendetta (in un certo senso mi ha ricordato la pesantezza nobile d’animo dei pugni di Liam Neeson).

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La seconda parte e dominata dalla facilita con cui Nic si sfila un chiodo dalla mano e fa del suo primo imprigionatore un frullato di carne, ma non è un difetto, il film dichiara tutto con un’onesta e una franchezza speciali. Sappiamo dove stiamo andando, lo sappiamo dal minuto uno, lo sappiamo dal titolo e, nemmeno per un secondo, ci vogliamo fermare. Noi siamo li, con Red, e tutto quello che vogliamo e la sua sanguinolenta, truculenta , poetica, pulpissima vendetta. E quello che Nic e PC ci danno è ancora meglio.

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