Nicolas Cage. Volevo dire, Joe

 

Io non sono una che adora gli attori. Cioè, non me ne frega niente di chi sposa chi, come si comporta, se ingrassa o dimagrisce, ecc ecc. Ma ci sono certi attori che adoro per quello che fanno sullo schermo (o a teatro, come ha fatto PSH, Kenneth Branagh e gente varia), per come portano in vita un personaggio. Per come danno quella scintilla al film. Ecco, questi attori sono allo stesso tempo potentissimi e fragili, perché il talento, se non è guidato da un regista o uno sceneggiatore altrettanto speciale e capace, rischia di trasformarsi in un’esplosione di cose potenzialmente buone (Gizmo che si fa il bagno e si moltiplica) che non sapendo dove andare a parare, perché nessuno te lo dice, non ci vuole niente perché diventino qualcosa di mostruoso (i gremlins). Ecco. Nicolas Cage è sicuramente il miglior esempio di questa categoria di attori, perché quando ha alle spalle un regista capace (in certi casi eccezionale – vedi Lynch), che lo lascia a briglia a sciolta ma controllandolo da vicino, è in grado di regalare delle performance che gente brava ma composta non può. Stop.

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“E chi sarebbe questo Elvis?”

  Esempio di grandiosità assoluta del buon Nick: Cuore Selvaggio (vi rendete conto che è anche il titolo di una telenovela e che se si digita cuore selvaggio o wild at heart escono subito risultati relativi a quella roba lì e non al Lynch?), Arizona jr, Birdy, Stregata dalla luna, Stress da vampiro (l’alfabeto che dovrebbe sostituire le noiose letterone appese nelle prime elementari: per familiarizzare con l’alfabeto niente è meglio di Nicolas cage che impazzisce – cuoricino per introdurre Nicolas Cage come educatore nella scuola dell’obbligo. Vedere per credere https://www.youtube.com/watch?v=WLrALs-Nq_I). Ed è adorabile pure in una (simpatica) cretinata come Kick ass (nonstante la presenza di quel cane attore poco dotato di Aaron Taylor Johnson, che a recitare è eye- e earstabbing e rovina tutto quello che si può rovinare, tipo anche delle scene epiche di Godzilla, salvate solo dal vomitaggio radioattivo a opera del buon Godzilla, che, dopo che fanno crepare Brian Cranston, è l’unico attore decente del film, scusate la megadigressione). Drive Angry: NC è assolutamente nella parte, talmente naturale che sembra un documentario su di lui e sul suo modo di vivere ai limiti – la trama di DA ha qualcosa di incredibilmente stupido, sono sicura che qualunque altro attore avrebbe messo in luce il fatto che il film in sè è la quintessenza della Schifezza, ma la performance del nostro Nick è talmente fagocitante che, alla fine, ma pure all’inizio, chissenefrega. Dimentichiamo per favore Il predestinato, orrendo rifacimento di The wickerman, capolavoro psichedelico che è irriconoscibile nella versione con Cage – evidentemente non è colpa sua se nessuno l’ha fermato mentre urlava “bitcheessssss” e non si può dare al suo poliedrico e pirotecnico talento alcunché di colpa. Dai, su. E chi cazzo ha diretto tutta questa roba? Chi? Per Cuore Selvaggio e come la penso andate qui, è il mio film preferito di sempre e non posso dilungarmi oltre. Al di la della vita è probabilmente uno dei film più sottovalutati di Scorsese, io lo trovo meraviglioso e NC è perfetto in quella che è una parte stravolta e disperata.

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Quindi, Joe. Facciamo finta che questo sia un post su Joe e non su Nicolas Cage, anche se, alla fine, vi renderete conto che Joe e Nicolas Cage sono la stessa persona. Senza ombra di dubbio. Facciamo finta di fare quello che faccio più o meno ogni volta che vedo un film e ne scrivo: chi è il regista, ossia David Gordon Green? Uno che se la filmografia fosse una fedina penale ci guarderemmo bene dal frequentarlo (titoli come Strafumati, Your Highness – sì, quella roba con James Franco ecc che fanno i dementoni – e tale Lo Spaventapassere (titolo originale The sitter: ora, io non l’ho visto, ma, cazzo, ragazzi, basta con ste traduzioni, l’avrò scritto mille volte, lo so, ma, veramente, è imbarazzante, non è che uno può tentare di accalappiare più pubblico solo spasserando e amorsbugiardando, non siamo mica tutti dei coglioni in Italia) figurano nella fedina di DGG, quindi, insomma, si parte scoraggiati). Se non fosse che io ho visto Prince Avalanche, un film del 2013 in cui Paul Rudd ed Emile Hirsch dipingono la linea di carreggiata di una strada sperduta. Si annoiano, chiacchierano, litigano (ma neanche troppo) e chi deve crescere cresce, mentre chi deve regredire un pochino lo fa. Un film semplice, carino, che scorre con una bella fotografia e una naturalezza che ci fa capire che cos’è realmente il cambiamento – niente di epico, de facto, ma quando avviene, per quanto piccolo possa essere, nella nostra vita ha l’effetto di una bomba. Il soggetto però è di un film islandese che vinse qualche TFF fa, A annan veg. Molto bello, davvero. Quindi parto con qualche speranza in più e spero che il Larry Brown che ha scritto il racconto su cui si basa il film fosse un bravo scrittore, perché, quello che mi insegna la fedina di DGG, è che se ha dietro una storia solida, ce la può fare. E bravi attori. E qui abbiamo l’attore bomba per eccellezza, che resta uno dei migliori in circolazione (se solo sapesse scegliere i film cui prendere parte anzi che accettare acriticamente qualunque cosa) accompagnato dal giovanissimo Tye Sheridan, bravissimo già in Mud – anche se dei due mini-protagonisti non era lui ad avere la maglia dei Fugazi!, accipicchia.

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Uno triste che ha un padre pessimo (non temere, che  arriva Joe!) – Gary (Tye Sheridan)

Joe è un brav’uomo. Questo vi deve bastare, non dovete sapere altro. Perché Joe è rude ma sensibile, bevitore ai limiti della sopravvivenza ma non alcolizzato, tormentato ma equilibrato – oddio, a tratti – e tutte quelle coppie ossimoriche che rendono certi eroi romantici tanto interessanti e che ci fanno aggrappare ai braccioli del cinema facendoci pensare: accidenti, questo sì che è un uomo d’onore (per la mia definizione di “uomo d’onore” rimando direttamente al discorso più epico che ci sia in materia, cioé quello di Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare – che vibrante è dire poco). Joe, uscito di prigione, ha rimesso in sesto la sua vita (lo so, lo so, sembra banale eh) e fa lavorare altra povera gente – avvelenando alberi con delle accette così da poterli abbattere, finanziati da privati che vogliono eliminare foreste per costruire parcheggi, centri commerciali e roba da ricchi. Insomma, il conflitto c’è, però, siccome questo è un film di povera gente (eh sì, Fedor mio) ci sta anche, il compromesso. Ma Joe non si limita a essere un buon capo, no, lui lavora duramente assieme ai suoi dipendenti, si stanca, si sporca. Non c’è che dire, Joe è proprio a un passo da essere un vero eroe popolare. E, quando arriva Gary, ragazzino povero con padre alcolizzat(issim)o a chiedergli un lavoro, Joe ha praticamente la medaglia di eroe già appesa al collo.

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Joe partecipa al concorso di padre sostituivo dell’anno vs:

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Il vero padre di Gary – chi vince?

Sia chiaro: a me questo film è piaciuto. Non poco, peraltro. La fotografia è delicata e curata, il montaggio intimista, la costruzione del personaggio di Gary (Tye Sheridan, appunto) è impeccabile, sia registicamente, sia a livello di recitazione e Nicolas Cage è bravo, accidenti, veramente bravo. Ma, evidentemente, questo è un Nicolas Cage movie, in cui il suo personaggio viene costruito, pezzo dopo pezzo, al fine di essere un eroe indiscutibile, uno che, nonostante il passato, è una persona enorme, un gigante. (e va benissimo, eh). Nicolas Cage si mangia tutti. Il film riesce a essere delicato e sensibile nei momenti in cui la scena è dominata dal personaggio di Gary (di solito odio i ragazzini nei film, perché tendono a essere spocchiosi e un po’ troppo caricati, ma qui TS è bravo e misurato – non voglio soffermarmi sull’argomento, ma, in questo senso, il top del top è il bambino di The Babadook, bravissimo), mentre con NC si passa direttamente a un lirismo epico che, alla fine, ci sta anche e che, se non si è gravemente fissati con Nicolas Cage e le sue performance, si resta di sasso da quanto è bravo. Perché è bravissimo, davvero.

Se non fossi fissata con le performance di NC, quindi, direi questo: Joe è esattamente quello che ti aspetti da un film indipendente low budget. Un dramma riflessivo, con picchi poetici e profondi, una fotografia semplice e naturale, molto concentrata sui primi piani introspettivi e campi lunghi che ci aiutano a inquadrare lo spaesamento dell’uomo nel macrocosmo sociale in cui si ritrova a vivere, nello specifico, un’America povera e disagiata, un po’ retrograda, dove non c’è spazio per le grandi riflessioni e dove il valore di un uomo viene misurato da quanto duramente lavora, sulla base della sua lealtà e su quanto è bravo a tagliare filetti di carne di cervo e a sacrificarsi per gli altri. Un uomo è tanto più buono e degno di essere chiamato tale quanto più silenzioso è il suo eroismo. Uno che fa anche una brutta fine, ma senza chidere attenzioni in cambio. Joe è esattamente questo: un eroe silenzioso, solido, tenero nel modo in può esserlo uno che non è stato mai abbracciato, dotato di una vitalità sofferente e complessa che gli permette di donarsi agli altri senza fare rumore, senza chiedere niente. Joe è un brav’uomo.

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Ma, dato che sono fissata con le performance di NC: sottoscrivo tutto quello che ho dichiarato fino a due righe fa, ma mi sento costretta ad aggiungere una serie di considerazioni su quanto di Nicolas Cage – attorialmente – c’è in Joe. Se la prima frase che ho detto all’uscita di sala è stata: “questo è esattamente come mi immaginerei un documentario su una giornata tipo nella vita di NC, solo che qui lo chiamano Joe”, ora ridimensiono un pochino, ma resto sempre fermamente convinta del fatto che Joe sia stato ”pucciato in una vasca di Nicolascageness” – concedetemela – e non sia stato strizzato troppo, dopo tale immersione. E, quello che dico, è supportato dai seguenti fatti (Vostro Onore):

  • Joe beve. Beve e guida ubriaco (motivo per cui, a una certa, nel mezzo di una sequenza epica di cui vi dirò a breve, viene arrestato), ma non è un alcolizzato. No, gli altri hanno un problema, lui, invece, beve, ma è come se il suo personaggio fosse l’unico, in tutto il film, ad avere una sorta di immunità all’alcolismo.
  • Joe sa fare tutto. Sa anche tagliare perfettamente un filetto di carne di cervo – adesso, che senso ha quella scena? Non ha nulla di intimistico o introspettivo, è solo un’altra manata di malta per sorreggere l’impalcatura gloriosa cui il personaggio è costruito. Grande Nic.
  • Nicolas Cage/Joe inizia a prendersi cura, restando sempre burbero-ma-sottosotto-tenero, di Gary e, a un certo punto, fa le seguenti cose spettacolari: a) insegnargli a conquistare le ragazze facendo la faccia sorridente-nonostante-il-dolore e altre espressioni, cioé gli insegna a essere Nicolas Cage; b) gli dà il suo zippo fighissimo, sempre per fare colpo e fa questa cosa con gli occhi che oscillano da parte a parte a una velocità supersonica (io ho visto fare così solo nel video di uno che dissociava di brutto). Ergo, per conquistare le ragazze devi fare il Nicolas Cage. Punto.
  • (SPOILER SU UN MOMENTO NARRATIVAMENTE NON FONDAMENTALE E PROBABILMENTE PRIVO DI SENSO AGLI OCCHI DI QUASI CHIUNQUE MA DI CERTO NON AI MIEI, MA TALMENTE EPICO CHE SE NON L’AVETE VISTO VI DICO, A MALINCUORE, DI SALTARE QUESTO PUNTO E TORNARCI A VISIONE ULTIMATA) In un momento drammatico del film, in cui deve regolare dei conti in sospeso con un tipo odioso (il cattivo è brutto, zozzo, antipatico e stupidissimo, ovviamente), Joe fa un casino abominevole, poi sbrocca, va in un bordello per farsi fare quello che deve, ma c’è il cane che continua ad abbaiare, allora torna a casa, prende il suo cane, lo lascia a combattere con il cane del bordello, fa una mini conversazione sui croccantini del gatto con la prostituta e poi, epicamente, le comanda un lavoretto, poi se ne va, il suo cane ha ucciso l’altro, guida come un pazzo (ubriaco), viene arrestato e la polizia si dispiace all’idea di averlo dovuto mettere in prigione perché – dai su, tutti in coro – Joe è un bravo ragazzo, dai.
  • Il finale.(SPOILER). Il sacrificio per il figlio di un padre immeritevole; un gesto con cui Joe si fa vera e propria figura paterna ed eroica, che salva la vita a Gary in tutti i sensi: non solo lo sottrae alla morte, ma gli dà un futuro, un modello da seguire diverso da quello completamente disfunzionale del vero padre. E anche la frase finale, che il nuovo datore di lavoro di Gary gli rivolge – lo assume, ovviamente, perché ha lavorato per Joe in passato – è “Joe era un brav’uomo”.

E tutte queste perle, tutti questi NC moments, l’agiografia, l’aria di Drive Angry mista a Cuore Selvaggio e L’uomo dei sogni e una fiaba della buonanotte per redneck con un cuore enorme non fanno male a questo film, anzi, gli danno qualcosa di speciale. Se ci fosse stato Matthew McConaughy, sarebbe stato un film poetico, meditativo, su un eroe descritto più dal silezioso movimento del suo corpo, che dalle sue espressioni (immaginatevi invece la scena del salvataggio in motocicletta di Mud interpretata da Nicolas Cage – io sono sicura che il personaggio di Ellis, in un modo o nell’altro a) sarebbe morto e b) non sarebbe stato importante quanto lo è in Mud); se ci fosse stato Micheal Shannon avremmo avuto un gigante buono, stretto nel silenzio e nel dolore, introspettivo e affaticato. Ma c’è Nicolas Cage. E allora Joe è tutte queste cose, ma è anche un essere epico e lirico e la sua violenta vitalità fa un po’ come l’onda d’urto di una bomba atomica e coinvolge tutto il resto. E, alla fine, ci piace un sacco. Andate in pace. Nel nome di Nicolas Cage.

 

4 pensieri su “Nicolas Cage. Volevo dire, Joe

  1. Sei superlativa… e poi la citazione di “Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare”, e la scena del cane… Tutti i personaggi notevoli, finanche il “barba” ucciso dal padre di Gary.
    Ah, …”Un uomo è tanto più buono e degno di essere chiamato tale quanto più silenzioso è il suo eroismo” è proprio Joe.
    Adesso lo rivedo per omaggiarti 😉

    • Ma grazie mille! 🙂 caspita 🙂
      Sono felice di avergli reso giustizia! E complimenti per la citazione!

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