It Follows

Intro nerissima e noiosissima che potete saltare

Sinceramente sto lavorando – alacremente – e tutto quello che ne traggo, sotto il punto di vista emotivo, sono delle vibrazioni depressive che mi raggiungono prima che io possa schermarle soffiando le bolle di sapone che tengo qui, alla mia sinistra, pronte per essere afferrate e sparse, complice il quasi deserto habitat lavorativo cone gente che ti dice ciao a domani a meta` pomeriggio mentre la retroilluminazione dello schermo che hai accusato il tecnico di averti dato il peggio merdoso di tutti (ovviamente ho detto: caspita, il mio schermo e` proprio piccolino) e invece dice che sei paranoica e forse e` vero, ma e` microscopico e gli altri lo hanno enorme, ma forse ho gli occhi irritati e ci vedo poco. Quindi: cinema, avanti-illumina la mia giornata!

Il vero post inizia qui

E` uscito nelle sale con due anni di ritardo It Follows, che avevo avuto la fortuna di vedere nella sala 1 del Massimo di Torino al TFF 2014, tra l’altro in una serata incredibile dove avevano proiettato anche ’71 (bomba) e Il fantasma del palcoscenico di De Palma e cosa ne penso lo sappiamo.

It Follows e` un horror speciale perche` si inserisce benissimo nella nuova botta di vitalita` e intelligenza che l’horror sta vivendo. E l’horror contemporaneo sta rinascendo e brilla di luce tutta sua, ma lo fa grazie al recupero e alla riflessione sull’horror anni ’70 e ’80, grazie agli Autori che lo hanno reso non solo un genere alla pari con tutti gli altri, ma addirittura superiore, quando si tratta di parlare della contemporaneita` e delle sue criticita` senza fare del realismo (giustamente, il realismo fatto bene e non pedante e` appannaggio di poca gente: ora abbiamo i Dardenne, Audiard, Cianfrance, Dolan, ma cascare nell’ovvio se non sei uno di loro e` durissima). Come Ti West (e con lui Mickey Keating, per citarne uno meno noto ma volenteroso) ha recuperato Polanski e l’ha fatto bene, come Wingard ha recuperato il Carpenter e ha in qualche modo elevato alla mia attenzione Cameron (con Terminator eh, mica altra roba, sia chiaro), cosi` David Robert Mitchell si impossessa anche lui dell’immaginario alla Halloween e ci sbatte in faccia il presente.

It Follows si apre con una delle sequenze horror migliori che abbia visto negli ultimi anni: una ragazza in biancheria e tacchi a spillo scappa, terrorizzata, ma non chiede aiuto. Perché? Telefona ai genitori, terrorizzata e tutto quello che sappiamo e` che la mattina dopo viene trovata morta. Malissimo.

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Non vorrei essere insensibile, ma: belle scarpe

La storia e` facile a riassumersi: Jay (la super brava Maika Monroe, gia` vista in quella meraviglia di The Guest), una ragazza di 19 anni che vive in una periferia di una citta` che potrebbe essere qualunque citta` americana, esce con un ragazzo, Hugh. Fanno sesso. Lui la stordisce, la lega a una sedia a rotelle e la porta in un parcheggio in cui le spiega che di li` a breve verra` perseguitata da un’entita` che viene trasmessa per via sessuale. Lui ne e` stato vittima a sua volta le consiglia di passarlo a qualcun altro al piu` presto e di non farsi uccidere, anche perche` altrimenti la ‘malattia’ tornera` da lui. E poi una sagoma inizia ad avvicinarsi, lentissima ma imperterrita e segue Jay. Hugh la scarica davanti casa e scappa.

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Da qui il plot si sviluppa coerentemente con molti horror anni ’80. Un buon esempio e` Nightmare (soprattutto il 3): un gruppo di ragazzini con figure genitoriali assenti unisce le forze per combattere un’entita` negativa e portatrice di morte. Anche qui succede lo stesso: Jay chiede aiuto ai suoi amici e inizia una sorta di indagine per trovare Hugh e fargli piu` domande, ma anche una sottotrama romantica in cui un amico di infanzia di Jay – il topos del timido e magro adolescente da sempre innamorato dell’amica carina – fa di tutto per prendersi la malattia e salvare Jay. Non senza competitors.

Tuttavia, sebbene il plot mi sia piaciuto e sia funzionale a una serie di scene inquietantissime in cui ‘it’ segue Jay sotto forma di anziana incontinente, o una cosa che pare la versione senile della mostruosa donna di Shining e cosi` via – pensate a un incubo e quello c’e` – non e` la cosa piu` interessante del film.

Ho adorato il modo in cui Mitchell ci parla della societa` contemporanea senza mai mostrarla o menzionarla direttamente. Mi spiego: la fotografia mantiene un immaginario fortemente anni Ottanta, con i colori molto misurati eccezione fatta per i blu intensissimi, quasi neon che vanno d’accordo con la colonna sonora tutta sintetizzatori di Disasterpiece – almeno, a me hanno dato un’esperienza che rasentava la sinestesia. Ciononostante, non saprei dire in che epoca ci troviamo: siamo negli anni Ottanta? Non c’e` uno smartphone, un pc, un tablet. L’unico elemento tecnologico e` una conchiglia con uno schermo da cui un’amica di Jay legge L’idiota di Dostoevsky. Che il mostro sia la gente che ti segue attraverso i social, whatsapp, tutti i mezzi che abbiamo per essere in contatto, ma soprattutto per guardarci e per essere guardati, con un grado di consapevolezza non sempre altissimo. La mancanza di una vera ancora relativa al periodo in cui ci troviamo potrebbe quindi essere funzionale a collocare la riflessione di Mitchell in una dimensione Altra, neutrale.

Un’altra possibilita`, che in realta` coesiste tranquillamente con l’idea piu` sociale, e` che It follows sia metafora del passaggio alla vita adulta: Jay fa sesso, un atto che collegava alla liberta`, che e` un evidente passaggio alla maturita`, ed e` costretta a entrare in contatto con gente di cui non vuole sapere nulla – un obbligo tipico dell’eta` adulta, la responsabilita` di dover convivere nel mondo con identita` altre cui dobbiamo, in un modo o nell’altro relazionarci e, talvolta, questo va contro ai nostri desideri. All’inizio il regista ci mostra Jay che galleggia nella piscina del giardino di casa, come in una sorta di limbo pre-vita, amnioticamente rilassata perche` priva di ogni responsabilita`.

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Il riferimento alle malattie sessualmente trasmissibile secondo me e` solo il primo strato, il primo livello di lettura dietro cui si possono nascondere questi altri – e chissa` cosa altro non ho colto. La verita` e` che film di questa complessita` bisognerebbe vederli con un quadernino sulle ginocchia e appuntarsi tutti i dettagli. Pero`, se lo fate, fatelo alla seconda visione: alla prima gustatevi la paura – ancestralissima – che It follows riesce a mettervi addosso.

il Terrore

alla voce ‘terrore’

Specialmente negli ultimi venti minuti: la sequenza della piscina e` un capolavoro horror, senza la necessita` di jump scare (che in media apprezzo se fatti bene nelle cose piu` mainstream, ma pero` basta), perche` quello che fronteggi assieme ai personaggi e` terrore puro. Una delle prime vere paure e` quella della morte. Diventi ‘grande’ e sai che stai iniziando a morire.

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munch la pubertà 1894A modo suo il mostro di It Follows e` un po’ come le cose che ci atterriscono nella vita, che sono quelle cui non riusciamo a dare un vero nome, una vera forma, ma sono le inquietudini che l’incertezza, la possibilita` della tragedia e l’ignoto ci provocano: tutte cose che, crescendo, iniziamo a scoprire e a temere. Io da bambina non avevo veramente il terrore (paura si`) di niente e, anche da adolescente, non ricordo di aver mai avuto il senso dell’Incombenza di qualcosa di muto ma potentissimo su di me. Poi sono cresciuta e mi sono confrontata con il terrore che accadesse qualcosa alle persone che amo – e solo quando cresci ti si dispiega davanti la moltitudine di possibilita` di malessere che la vita puo` imporre -, l’orrore dell’ignoto, del vuoto, del sentirsi male e non sapere perche`. Ecco, in questo senso, It Follows e` un coming of age ma cazzuto potente e crudele come pochi. Come la scena iniziale in cui la ragazza che muore sulla spiaggia telefona ai genitori per scusarsi di essere una merda a volte, It follows sa raccontare bene quell’eta` in cui l’autorita` genitoriale ti innervosisce e non la capisci, ma inizi ad avere la sensazione che ci sia qualcosa di piu` del semplice sadismo nei rimproveri dei tuoi e provi un affetto smisurato per loro e desideri che ti stimino ma poi non sai esattamente come fare. E il fatto che nella sequenza finale, quella della piscina, Jay veda il mostro con le sembianze del padre (fino ad allora apparso solo in foto) mi fa pensare molto a questo aspetto.

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Il finale del film e` decisamente ambiguo e proprio in questo risiede la sua bellezza. E` un horror, va per metafore, va per simbolismi, ma parla fortissimo della vita: alla fine cosa c’e` di piu` ambiguo della realta` che viviamo?

2 pensieri su “It Follows

  1. E da un po’ che non scrivi, ma come premetti nell’intro “stai lavorando alacremente”.
    Un passaggio per un piccolo pensiero di Buon Anno.
    Ti auguro la forza e la serenità.
    Buona vita Miriam

    • Che bello leggerti! Purtroppo questi mesi sono stati proibitivi sotto questi punto di vista. Ho visto moltissimi film di cui ho una voglia incredibile di scrivere, spero verso fine gennaio di farcela! Un abbraccio e tantissimi auguri!

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