Midnight Special

Midnight Special l’ho atteso con un’emozione che fatico a descrivere. Sapevo che Nichols si era messo a lavorare su un film in stile sci-fi anni Ottanta con carpentenarietà urlata in modo molto sincero. Ero già appollaiata sulla sedia. Con tanto di copertina sulla testa, cioccolata calda alla mano (se il lattosio non fosse un killer spietato) e scorta di fazzoletti (Nichols sa come arrivare al mio cuoricino di burro).

la copertina *.*

la copertina *.*

Midnight Special è, se vogliamo partire dal genere, uno sci-fi. E ha molto sì dell’estetica, ma soprattutto dell’anima dei film di questo tipo realizzati negli anni Ottanta. Si può sentire lo Spielberg di ET, il Carpenter del Signore del Male – grazie a Sam Shepard, tra le altre cose – e, più in generale, tutta quell’innocenza navigatoriana che chi è nato e cresciuto in quel decennio non può non ricordare. Ma c’è moltissimo di Nichols: c’è l’intimismo, il silenzio, i dialoghi mai innecessari e perfetti, gli interpreti cui lui cuce addosso i ruoli. Ho il sospetto che Nichols faccia di tutto per avere dei personaggi perfetti per Micheal Shannon, anche se non sono certa che questo effetto non sia dovuto al fatto che Micheal Shannon può fare qualunque parte, quando si tratta di profondità del personaggio – colgo l’occasione per dire che la sua presenza nel mondo del cinema mi conforta parecchio, dato che dopo la morte di PSH c’era da gettare la spugna in quanto a interpreti che sanno essere e non solo fare. In Midnight Special c’è un intreccio narrativo più intricato rispetto ai precedenti lavori di Nichols, dove quello che succedeva era sì importante, ma passava in secondo piano rispetto a come accadeva. Ciononostante, qui resta una grande importanza, anzi, resta la superiorità assoluta del come: i campi lunghissimi, i primi piani intimistici quasi da kammerspiel, che ti sembra di stare appiccicato alle guance dei protagonisti e di potere guardare proprio dove stanno guardando loro, l’uso della luce in modo narrativo, e qualunque sia quella ‘cosa’ per cui ti ritrovi a piangere fortissimo anche se nessuno ha detto niente, ma ci sono tutti quegli sguardi (a un certo punto ‘triangola’ 5 sguardi, mica roba da poco) che si incrociano e si capiscono e si avvolgono ed è molto difficile non commuoversi, sì per la storia e il suo contenuto – ora ci arriviamo -, ma, soprattutto, per la forza con cui i corpi si muovono nel perseguire uno scopo. Nichols sa raccontare così bene la sua storia, che i personaggi non hanno bisogno di dire: sto facendo questo perché _____, adesso mi dirigo a ______, mi sento molto _______. Che purtroppo è un errore che non solo accade nei film brutti in cui il regista non è capace, ma capita anche nei film brutti in cui il regista pensa di essere capace ma è una brutta persona e non sa cosa siano realmente i sentimenti, quindi li fa elencare in modo estenuante al personaggio, cosicché noi poi desideriamo lamentarci di quel film per i mesi a venire (sì, parlo di Birdman. Sì. Che palle. Non erano nemmeno veri piano-sequenza; oddio, di nuovo uno dei miei momenti anti-Inarritu; vi prego di perdonarmi e vi giuro che ci sono altri registi che detesto, ma generalmente li evito. Con Inarritu mi piace andare a vedere i suoi film e poi arrabbiarmi, c’è qualcosa di profondamente catartico nell’uscire dal cinema e dire ‘è fatto bene eh, ma che inutile borioso lallallero…’ e sapete come va a finire, anzi, potete pure leggerlo, anche se mi sento sempre in colpa a scrivere male dei film).

la famiglia secondo Nichols

la famiglia secondo Nichols

Il film ci presenta una famiglia: padre (Roy), figlio (Alton) e Joel Edgerton (Lucas). Sì.  Micheal Shannon (Roy) è il papà di Alton, un bambino speciale, un bambino che è stato adottato legalmente da una comunità di cui Micheal Shannon e la moglie (Kirsten Dunst, sempre più brava) facevano parte. A capo della comunità c’è Calvin Meyer (Sam Shepard -ricordiamo la sua necessaria e spaccaculissima— potentissima presenza in Cold in July, altro segno che il cinema americano contemporaneo non mainstream esiste ed è in buona salute), un pastore che sa che il bambino è speciale e, ovviamente, pensa di volergli bene, ma pensa anche che vuole utilizzarne la forza per i suoi sordidi scopi spirituali, per cui la sua comunità adora i numeri che Alton partorisce senza che si capisca da dove arrivino – l’ambivalenza dell’animo umano, si sa. Roy e Lucas rapiscono il bambino, che sta male e continua a peggiorare, e scappano per dirigersi in un luogo designato dai numeri di Alton e, per buona parte del film, i tre si comportano come una famiglia riorganizzata, ed è tutto molto teso, e tenero. Tenero, ma anche terribilmente urgente e necessario, al punto di compiere scelte estreme per perseguire l’obiettivo. La trama è ricchissima e, in più, arriva il governo, con tanto di specialista, tale Paul Sevier (Adam Driver), perché i numeri di Alton sembrano avere una certa rilevanza anche per loro – sono ad alto contenuto di segreti militari. Queste sono le basi da cui Nichols, autore della storia, parte e, da qui, si capisce immediatamente che il regista ha il polso della situazione: non solo impiega le sue consolidate scelte stilistiche, per cui percepiamo l’intimità e la profondità di tutta la storia che precede la storia, anche se non ci viene raccontata, ma tesse anche un intreccio da cui vogliamo essere trascinati e inghiottiti, da cui desideriamo essere condotti, per mano, fino alla fine. La storia ci porta esattamente dove ci deve portare e, quando Alton arriva dove deve, ci arriviamo anche noi.

a propos di portare, c'è forse un pattern?

a propos di portare, c’è forse un pattern?

Midnight Special è terribilmente avventuroso, per una serie di motivi: 1) il plot è effettivamente misterioso: cosa succederà? riusciranno nel loro intento? che accipicchia ha questo bambino?; 2) il bambino è adorabile – lo so che il cinema conta una lunga storia di bambini odiosi, di cui NON fa parte quello di The Babadook che dir si voglia, chi ha dei rudimenti di psicologia della prima asilo se ne accorge, e di cui FA ASSOLUTAMENTE PARTE il ragazzino di Terminator 2, mannaggiallui. 3) ma che ne è della madre? ah, ecco. e che ne è di quel personaggio? ah, ecco. Quello che intendo dire, è che il film pone moltissime domande e, per ogni risposta, ci sono altri interrogativi che emergono. All’inizio non sappiamo nulla, poi la trama ci viene svelata, ma, ogni volta che qualcosa si risolve, c’è qualcos’altro che si apre e che necessita di essere interpretato. Ed è proprio il carattere misterioso di Midnight Special che lo rende una vera avventura: nessuno ci spiega davvero le cose, però le capiamo, perché il film (Nichols) ci conduce proprio dove dobbiamo arrivare.

midnight-special

è misterioso <3

SPOILER ALERT!

La cosa fondamentale del film è che, nonostante il plot e le deviazioni e il soprannaturale e i misteri e i segreti, come accade spesso con Nichols, si tratta di una storia semplice: c’è un bambino speciale e i suoi genitori sacrificano il loro ruolo per amore suo. Altri personaggi compiono dei sacrifici per lo stesso motivo. La cosa interessante è il modo in cui tutto accade, il modo in cui non viene detto nulla ma risulta chiarissimo. E sono pochi i registi che sanno arrivare drittissimi al loro scopo senza ricamarci troppo attorno. Ci sono già le immagini e il modo in cui sono accostate (sì, sarebbe il montaggio) a fare tutto: il cielo che sembra in fiamme, e che mi fa pensare all’opposto del cielo terribile e violento di Take Shelter, la serietà degli sguardi, in questo film ancora più accentuata perché è proprio uno sguardo speciale che sta al centro della storia, ed è uno sguardo che genera uno sguardo interiore così potente da far comportare le persone al loro meglio o al loro peggio, e ho l’impressione che il significato del film sia così profondo e forte da non avere bisogno e da non voler essere né spiegato – che è sempre una cosa da non fare- né interpretato – che invece è una cosa che adoro fare ma che mi fa male fare a questo film. Mi spiego. La potenza quasi cristologica della figura di Alton, il Ranch-Chiesa che è un’istituzione malata e che vive nel terrore di un Giudizio (che però in realtà merita), la morte-rinascita di Alton sono tutte caratteristiche estremamente mistiche e che richiamano alla spiritualità in modo fortissimo. Ma, secondo me, se è vero che Midnight Special è film fortemente spirituale, il tema del bambino-mistico è centrale nello sci-fi ed è un ottimo mezzo per costruire una rete di legami e di rapporti che vanno al di là di qualunque spiegazione o interpretazione. Alton non appartiene al mondo che conosciamo, è puro, è perfetto e deve tornare nel posto da cui proviene e credo che il potere del film stia nella fortissima normalità dell’amore genitoriale di Roy e Sarah per il figlio, che li spinge a fare qualunque cosa per il suo bene, mista alla componente sovrannaturale che rende il tutto più urgente, più necessario e più misterioso. Ancora una volta, Nichols, come dicevo, ci racconta qualcosa di splendidamente semplice, onesto e vero.