Come un Tuono

Fino alla settimana scorsa, vivevo quello che era stato un mese cinematograficamente deludente e avvilente, eccezione fatta per alcune proiezioni carine che, però, non erano riuscite a rapirmi, a catturarmi. Questo film (e Derek Cianfrance) – in sala dal 4 aprile -, invece, ce l’ha fatta. Colpita e affondata dalla sua bellezza, sono rimasta incollata allo schermo, alla storia e ai personaggi.

Il regista ci porta dentro a una storia di profonda sofferenza, di ingiustizia, dove si racconta un dolore che è trasversale e transgenerazionale e, soprattutto, universale. Una storia che si articola in tre parti principali, la prima delle quali accompagna handsome Luke (Ryan Gosling) con un piano sequenza che lo segue di spalle mentre si avventura, come una vera rockstar che esce dal backstage, verso il suo palcoscenico: una sfera metallica all’interno della quale fa acrobazie con la moto. Questo incipit è una vera e propria entrata in scena, attraverso la quale conosciamo da subito quello che è il protagonista assoluto del primo terzo del film e che, nonostante la sua assenza fisica, fa sentire la sua presenza in modo pervasivo – come un tuono – per tutto il resto del film. In questo senso, quello di Luke è l’unico personaggio ad essere presente dal principio alla fine (in cui la sua memoria è evocata dalla moto, che rappresenta anche l’unica possibilità di libertà per il figlio).

come-un-tuono-ryan-gosling-foto-dal-film-8_mid

Quello che conosciamo è un trentenne, ma vestito come un ragazzino – un po’ colpa degli anni ’80, un po’ dell’eterna immaturità, quei pantaloni larghi con i teschi non trovano altra spiegazione – e che come tale spesso si atteggia. Sebbene Luke non parli molto del suo passato, il suo comportamento è quello di chi non ha avuto un padre ed è stato cresciuto dalla vita stessa e che, quando si ritrova ad essere padre lui stesso, rivela il coraggio – abbandonando la vita nomade e deresponsabilizzata a cui era abituato – di un uomo e l’entusiasmo e l’impeto di un bambino. E, spesso, l’entusiasmo e l’impeto portano all’incoscienza, che si concretizza nella serie di rapine che Luke mette a segno servendosi della sua moto e dell’aiuto di un complice che, però, lo abbandonerà a causa della sua estrema propensione al rischio. La complessità del personaggio lo porta ad agire in modo sregolato, disorganizzato, oscillando tra la tenerezza assoluta e l’impeto della rabbia, in balia delle emozioni vissute amplificate come all’interno della sfera dove accelerava al massimo per sconfiggere la forza di gravità.

xl_ryan-gosling-Anche il corpo di Luke ci dive qualcosa, è un corpo ricoperto di tatuaggi e, superato lo stereotipo del ribelle, è un corpo su cui, non c’è più spazio per scrivere un’altra storia, una storia che lui desidera, quella di una nuova famiglia, unica possibilità di liberazione dal proprio passato e che proprio da quel passato gli è negata a causa di tutte le contraddizioni in cui il protagonista incappa tentando di fare la cosa giusta. Emblematico – forse un pochino didascalico, ma lo perdoniamo! – il tatuaggio accanto all’occhio, un pugnale con una goccia che, nell’insieme, evoca un’eterna lacrima impressa sul protagonista, evocando l’anima melò del film.

La strada verso la morte di Luke è costituita da goffi e incoscienti, oltre che criminosi, sforzi di essere preso in considerazione come padre e come uomo dalla madre di suo figlio (Eva Mendez) che, legata a un altro uomo, Kofi, archetipo della serietà e totale antitesi rispetto a Luke, non sa se e come farlo diventare parte della sua vita. La fine arriva per lui precipitosa, prematura, straniante: è un colpo – come quello che lo uccide – che non ci aspettiamo, che muoia da un momento all’altro, prima di aver potuto rimediare ai suoi errori, di aver avuto la possibilità di cambiare. Prima di aver potuto fare spazio in quella coltre di tatuaggi per poter riscrivere la propria storia.

come-un-tuono-30La morte di Luke ci apre l’ingresso nella vita di Avery Cross, il giovane agente di polizia che, uccidendo il rapinatore motociclista, si assicura la fame di eroe, soprattutto presso il dipartimento di polizia dove, quando rientra a seguito dell’ospedalizzazione per le ferite riportate nella cattura di Luke, viene seguito con la macchina da presa di spalle, proprio come Luke all’inizio, come un pugile che si avvio verso l’incontro della sua vita, verso la vita stessa.

come-un-tuono-3L’agente Cross, padre di famiglia, uomo onesto e integerrimo si trova nelle condizioni di poter ripulire la polizia dalla corruzione – a cui lui stesso assiste in una straziante scena di perquisizione illegale nel lettino del figlio orfano dell’uomo che lui ha ucciso – ma le sue intenzioni vengono stroncate sul nascere e finisce per essere relegato a svolgere un ruolo marginale nell’archivio delle prove. L’eroe onesto, il secondo protagonista del film, decide così di ottenere ciò che desidera denunciando alcuni colleghi corrotti, tra cui un caro amico, per intraprendere – tramite un accordo scorretto e iniquo – una carriera in politica, iniziando come assistente procuratore.

Parallelamente al suo successo, garantito dall’aura eroica che i media gli avevano conferito, Cross, che, a differenza di Luke, può essere padre, abbandona questo ruolo, impossibilitato a svolgerlo a causa del senso di colpa. Cross non riesce nemmeno a sostenere lo sguardo del figlio, che gli ricorda costantemente di aver reso orfano il figlio di qualcun altro. E, abdicando al suo ruolo di padre, lascia crescere un figlio superficiale e prepotente di cui deciderà di prendersi cura solo nell’ultima parte del film, mentre sarà in corsa per la carica di procuratore generale.

È qui che Avery Junior, ricco figlio di un pilastro della comunità, con una serie interminabile di problemi disciplinari, incontra Jason che subito etichetta come «triste accannato solitario» e con cui stringe un’amicizia basata, soprattutto da parte di AJ, sulla condivisione di droghe di vario genere. AJ è uno sfruttatore, un ragazzo viziato che esercita il suo potere – il classico tipo di potere che deriva dalla presunzione di poter avere tutto ciò che si vuole, figlia della ricchezza e della mancanza di affetto – su Jason fino a costringerlo a derubare una farmacia per portargli dell’ossicodone allo scopo di animare una festa organizzata nell’enorme casa di suo padre. Qui l’ambiente è saturo di ragazzi e ragazze che bevono, prendono pasticche, urlando e satura è anche l’atmosfera del film: tutto è sul punto di precipitare. Di esplodere. Jason riconosce infatti in una foto il volto dell’uomo che ha ucciso il padre e, come una furia, si abbatta su AJ che, però, lo massacra di botte mandandolo all’ospedale.

come-un-tuono-16

Al vuoto e alla superficialità di AJ si contrappone la profondità di Jason e il contrasto risalta ancora di più nel rapporto con i rispettivi padri: tanto AJ è strafottente nei confronti del suo, così Jason è complice con Kofi.

Anche se Luke è morto, il suo personaggio continua a condizionare l’esistenza degli altri e la sua essenza si rivela nella bellissima inquadratura dall’alto che segue Jason sfrecciare con la sua bicicletta dopo aver appena appreso qualcosa sul padre che tutti avevano sempre cercato di tenergli nascosto.

Il finale è carico e denso, il ritmo è serrato e, dopo due ore di primi piani introspettivi e di sequenze che portano alla riflessione, gli ultimi venti minuti sono quasi frenetici e mozzafiato. Jason cerca vendetta per il padre, ma, soprattutto, per il vuoto che questi ha lasciato, per quello che avrebbe potuto essere, per la deprivazione, per la disperazione, per tutto ciò che non è dipeso da lui e a cui si è dovuto piegare, accumulando una grande sofferenza. Quello con cui finisce per confrontarsi, in realtà, è sé stesso, quando si trova di fronte alla scelta finale, quando ha di fronte l’assassino del padre e può decidere che corso dare alla sua vita. forse per la prima volta nei sui diciassette anni Jason è in questi minuti padrone assoluto del proprio destino e decide di fuggire da quella che sembrava una storia già scritta e, portando con sé un frammento di passato – la foto di sé con Luke e la madre trovata nel portafoglio di Cross, che mai aveva superato il trauma –, sceglie la libertà a cavallo di una moto, ultimo vero tributo alla vita di Luke. In parallelo anche le vite di Avery e AJ andranno avanti, mascherando l’accenno di ritorsione abbozzato da Jason e strumentalizzandolo per un balzo di carriera in una modalità ancora una volta poco trasparente e poco corretta che stupisce e lascia interdetti, ma, allo stesso tempo, rappresenta una possibilità di rinascita e di nuovo inizio, come padre per Avery e, per AJ, come figlio.

2 pensieri su “Come un Tuono

  1. Bella recensione, molto introspettiva! Mi ha aiutato a capire delle sfumature e degli aspetti del film che mi erano sfuggiti… Per me è magistrale la scena della festa, di come cambia la percezione dell’ambiente intorno a Jason nel momento in cui prende la pasticca, l’ho trovata straordinaria! (anche se magari non è una scena poi così significativa, ma registicamente parlando l’ho trovata ben fatta)

    • Ciao! la festa mi aveva fatto molto effetto sotto il punto di vista emotivo, molto forte ed esce tanta confusione e sofferenza. c`Cianfrance mi piace moltissimo, anche il suo Blue Valentine merita molto!

I commenti sono chiusi.