Home Video: Rushmore

Find something you love. Then do it for the rest of your life. (e Wes ce l’ha fatta alla grandissima)

 

Wes, Wes, Wes. Mi sembra di conoscerti dai tempi dell’asilo. (Sì, ho notato che ultimamente faccio l’apostrofe e parlo direttamente ai registi, ma queste sono le temibili conseguenze di un’estate senza vacanze, senza giorni liberi e del tempo atmosferico ballerino che rende questa stagione in realtà un estunno). O meglio, mi fai sentire come se tu mi conoscessi dai tempi dell’asilo, come se mi avessi seguita in ogni mia mossa, avessi preso appunti su cosa significa sentirsi dei diversi/perdenti/malinconici/tormentati/simmetrici/fantasiosi(troppo)/creativi(come sopra) bambini “speciali”. Solo che mi sono resa conto che siamo stati tutti bambini speciali, in un modo o nell’altro. E questo lo sa anche Wes Anderson, che ti mostra decine di tipi umani, diversi tra loro, ma tutti davvero S-P-E-C-I-A-L-I. E non è che dicendoti che tu non eri affatto l’unico a sentirsi una delle cose sopra elencate tu ti senta meno speciale, anzi, capisci l’essenza stessa dell’essere tale. Quindi sei unico, ma non sei né il solo (e qui, cari i miei egocentrici, cavoli vostri), né solo (yeeee).

Perché Rushmore? Perché volevo farlo vedere a qualcuno di speciale. Ed è un film che per me conta moltissimo, che sta agli sfigati come il tachiflu ai brividini prodromici dell’influenza, come i piselli alle carote, le more ai lamponi, il basilico al pomodoro fresco (è ora di pranzo). Ma, soprattutto, perché qui Jason Schwartzman era Jason Schwartzman (ogni volta che penso a questo nome, non solo lo pronuncio, ho un crampo alla lingua) all’ennesima potenza. Io voglio pensare che lui fosse proprio così, che lui fosse Max Fischer. Ma – eccetto i tipi alla figli-di-Bill-Murray-in-questo-film – lo siamo un po’ tutti.

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Chi è Max Fischer? È sia un genio, sia uno di quelli che comunemente vengono chiamati sfigati. Da chi? Dai tipi alla figli-di-Bill-Murray-in-questo-film, che non ne escono particolarmente egregiamente. Uno a cui piace la cultura e forse gli piace troppo, gli piace tutto. Il cui entusiasmo lo porta a lanciarsi a capofitto in ogni cosa e a trascurare lo studio e, evidentemente, finisce per non fare benissimo nulla e rischiare l’espulsione dalla Rushmore Academy, scuola per privilegiati (quelli che hanno un sacco di soldi) e per una minoranza di gente molto brillante che di soldi non ne ha (vedi Max, che ha scritto una commedia. Vi ricorda mica la Margo Tenenbaum?). Insomma: Max adora la Rushmore, che è tutta la sua vita e, poi, incontra due persone estremamente importanti: Harold Blume (posso soprassedere su cosa sembra questo nome???), un – perfetto come sempre – Bill Murray e Rosemary (Olivia Williams), la nuova insegnante di cui si innamora – eccheccavolo, Olivia Williams è La Classe in persona! -. Conseguenze disastrose, ovviamente. Se non fosse per piccolo dettaglio: tutte le cose che Max fa, le fa per amore. In modi diversi: prima, per amore di Rosemary, per cui arriva anche a salvare il latino (grazie Max/Wes) e, poi, per amore di Harold e, soprattutto, della persona che vuole essere. Rushmore è carino e divertente, ma fa anche delle riflessioni per nulla banali sulla crescita individuale (mica solo quella di quando hai 15 anni, perché qui ce n’è per tutti, di cose da appuntarsi e imparare) passando attraverso il melodramma totale.

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Sì, perché Max è melodrammatico da impazzire (e ci piace!), ma è proprio questa struggente passione che mette in tutto quello che fa (anche nell’essere stronzo, intendiamoci) che gli dà la forza propulsiva di: salvare il latino, fare una marea indicibile di stupidaggini semiirreparabili, farsi scherzi sempre meno fair con Bill Murray (che poi, scusate, ma tra Jason Schwartzman e Bill Murray era OVVIO che Rosemary avrebbe scelto Bill Murray, non esiste nessun universo parallelo in cui esista una versione diversa della storia. Bill Murray!), scrivere una commedia geniale, capire cosa vuole fare della propria vita (almeno in parte). Nietzsche diceva che bisogna avere un po’ di caos in sè per partorire una stella danzante, ecco. E, allora, con il pugno alzato come nella locandina di Rushmore: al caos (un po’ di)!

3 pensieri su “Home Video: Rushmore

  1. Bellissima rece…
    Ma Max non è uomo di cultura, solo di passione.
    Un genio grezzo che non sa praticamente nulla.
    Addirittura salva il latino perchè l’insegnate aveva parlato della sua tesi su… l’america latina…
    E costruisce l’acquario solo perchè ne ha visto uno da lei.
    E’ come dice, fa tutto per amore e passione ma comunque è costretto ad inventarsi un personaggio che poi del tutto non è.
    Adoro anche io Anderson e i suoi personaggi, sono dannatamente nelle mie corde ma poi, sia durante che dopo, oltre la fascinazione non mi rimane nulla.
    Me ne farò una ragione 🙂

    • Guarda, forse l’autorialità sta un po’ anche in questo, anche nel fatto di coinvolgere completamente alcuni e non altri pur piacendo e restando indiscutibilmente un ottimo regista!

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