Mud

Sono arrivata in sala con delle grosse aspettative e lo so cosa si dice delle aspettative, che sono fatte per essere deluse, ma, se uno, che si chiama Jeff Nichols e fa due film, uno più bello dell’altro, qualche speranza che anche il terzo sia bello c’è. Soprattutto se i due film in questione sono Take Shelter e Shotgun Stories – che, come film d’esordio, è qualcosa di surreale da quanto è bello.

Okay, io parto un pochino troppo protesa verso i film: disturbanti; drammatici; con Micheal Shannon. Che, ora che non c’è più PSH, secondo me è l’attore migliore in circolazione, o comunque tra i migliori. Il cinema è fatto per essere amato e io quella magia della sala la provo ogni volta e so benissimo che con tutto l’entusiasmo che ho dovrei pagare un biglietto in più e che così rischio di vedere le mie aspettative frustrate, ma ci sono dei film che, quando sto per andare a vederli, praticamente scondinzolo. Ecco, per Mud stavo scodinzolando alla grande, tipo Frankenweenie in Frankenweenie, così tanto che a momenti mi si staccava la coda. E ho fatto non bene, benissimo: Jeff Nichols ha unito la poesia silenziosa e dei suoi film precedenti a una vena avventurosa, a una sceneggiatura che non lascia spazio a dialoghi inutili o banali e a qualcosa che non so descrivere. Perché, se devo essere sincera, in questo film c’è tutto: amore, sofferenza, solidarietà, azione, tutte quelle cose che se le dai in mano a un regista poco capace rischia di fare un film banale e insulso. E invece Jeff Nichols (posso?) è (un genio) stato abile nel gestire una storia forte ambientata in un’America povera a arretrata che però non entra a far parte della vicenda in modo pedante (per intenderci: Iñarritu ci avrebbe visto l’occasione della vita di spingere sul pedale del pianto), ma, anzi, è, seppure in tutta la sua ristrettezza, anche amata dai personaggi, che è decisamente qualcosa che non mi aspettavo.

Ellis e Neckbone sono due quattordicenni che abitano in un pasino del Mississipi, dove si vive essenzialmente di pesca o di lavori semplici. Lo zio di Neck, Galen (Micheal Shannon, che sta in scena in tutto una decina di minuti, ma non è comunque marginale), raccoglie perle nel fiume e il padre di Ellis pesca. Le loro vite procedono silenziose e tranquille, immerse in una sorta di dimensione senza tempo. E poi vanno su un’isola vicina, perché Galen gli ha detto che c’è una barca sull’albero e Nichols ci trasmette tutta l’atmosfera avventurosa della ricerca, dell’aspettativa generata dal fatto che, hei, noi potremmo avere molto più di una casa sull’albero: noi potremmo avere una barca sull’albero. E questi due ragazzini, Neck con la maglia dei Fugazi! (e già simpatizzavo), hanno una personalità ben definita che emerge soprattutto nei silenzi, dal fatto che spesso non è necessario dire nulla di sè, traspare e basta. E questo è il grande dono di quei registi e quegli scrittori che ti sanno descrivere un personaggio senza farlo in modo pedissequo (vedi Still Life, vedi Infinite Jest, vedi Belli e Dannati – il Fitz, non il Gus, anzi, pure lui – eccetera) e, in questo, Nichols ha dimostrato di saper intagliare silenziosamente i caratteri dei suoi personaggi in una struttura fatta di sospensioni e sguardi.

Il momento in cui Ellis e Neck si avventurano sull’abero per esplorare la barca ricorda l’atmosfera di Stand by Me. Quella per cui la ricerca dell’avventura è in cima alla to do list e chissenefrega se rischiamo di farci male. Anzi, non ci si pensa neanche, alla possibilità di farsi male. Siamo invincibili. E poi si accorgono che la barca è “abitata” e ci vuole poco a scoprire chi la occupi. Sulla riva del fiume, un uomo, uno sconosciuto, tenta di pescare. Come nei precedenti film del regista, anche qui il personaggio di Mud, forse ancora di più, si staglia sullo sfondo della tranquilla isola in cui trova rifugio senza che ci venga effettivamente presentato. Non sappiamo chi sia, cosa gli interessi nella vita, quale sia il suo lavoro, sempre che ne abbia uno; non sappiamo tutte quelle cose che, di solito, in una storia ci vengono raccontate da subito. Eppure, proprio da subito, Mud noi lo capiamo senza poterlo spiegare. Il senso del personaggio ci arriva dopo pochi minuti e, in questo, Matthew McConaughey (ma solo io faccio fatica con la lettoscrittura del nome?) è bravissimo a gestire tantissime sfumature di espressioni che si combinano alle massime che dispensa ai due ragazzini. I racconti di Mud, storie inverosimili che ci sembrano così credibili, come il fatto che la sua camicia sia la cosa che più lo protegge al mondo. Mud è un eroe romantico. Ma è anche un disastro. Perché si sta nascondendo dalle autorità. Perché ha ucciso un uomo. È vero, l’ha ucciso per amore, perché maltrattava la donna che amava e, quando Ellis lo scopre, la speranza si riaccende nei suoi occhi: allora l’amore esiste, quella chimera che ha inseguito per tutta la sua (breve) vita è davvero la cosa più potente che ci sia. Di nuovo, mi ritrovo di fronte a un film dove gli animi nobili saltano fuori dallo schermo: Mud, incarnazione fuorilegge del cavaliere dalla scintillante armatura (che è la camicia, no?) ed Ellis, che dà un pugno a un ragazzo più grande che infastidiva la ragazza di cui è innamorato (che si rivelerà irrimediabilmente una lo sapete cosa, perché c’è sempre qualcuno che si comporta in modo pessimo, nella vita, nei film, dappertutto). E quel pugno mi ha fatto pensare immediatamente a Nebraska, un altro film meraviglioso che ho visto pochi mesi fa, dove Alexander Payne fa tirare a Will “Animo Nobile” Forte un pugno all’uomo che aveva deriso il padre (se poi tuo padre è tipo Bruce Dern, allora). Sono pugni alla John Wayne. Qui Nichols (e Payne) ci sta facendo rivivere una dimensione fordiana di una potenza straordinaria. Qui Nichols ci sta facendo sperare nuovamente nell’Essere Umano con i controattributi. E non senza sforzo, perché, Mud, si mostra anche in tutta la sua deludente inadempienza e l’amore della sua vita fa lo stesso. A un certo punto, tutti gli adulti sembrano essere incapaci di prendere in mano la propria vita e farci qualcosa di sensato. Sembrano stare lì, immobili, nell’attesa che tutto finisca e peggiori. Ma poi Mud, con la scintillante armatura e il destriero (la moto!), ci fa tirare un sospiro di sollievo: ecco l’Amore, quello che è talmente grande che non ha senso spiegarlo, quello che a volte ci serve una tragedia sfiorata per farci combattere. Nichols ci regala l’adrenalina, l’azione, l’avventura, l’amore e lo fa con una leggerezza e una naturalezza che ci fanno uscire di sala con qualcosa in più, con la voglia di correre e combattere e di essere felici. Mud non è solo un film. Mud ha tutto.

6 pensieri su “Mud

  1. “Shotgun Stories” mi manca, l’ho messo in lista, “Mud” so che è bello, ce l’ho, aspettavo qualche sala, altrimenti…

    • Io credo che Shotgun Stories sia uno dei film più belli e poetici degli ultimi anni. Nichols ha questo modo di usare il silenzio in modo davvero comunicativo e fa passare questa malinconia che non è mai pedante o banale, mi risulta sempre molto molto sincera. Ma io ho una spiccata predilezione per questo regista, è uno dei giovani registi migliori in circolazione al momento, secondo me. Mud è veramente speciale, gli manca la pesantezza d’animo degli altri due e non sempre è un di meno!

  2. Bellissima rece Miriam.
    Sei una delle poche che ha dato importanza anche ad Ellis, almeno quanto a Mud.
    Io sono andato ancora più in là, l’ho visto come un film su Ellis, non su Mud.
    Ci ritroviamo in parecchi punti (Stand by me, Nichols, Shannon etc…) ma soprattutto nel citare, oltre al dire che questo è un film sull’Amore, la scintilla che colpisce Ellis quando Mud gli dice il motivo per cui ha ucciso.
    Io la trovo la scena più importante, e forse più bella, del film

    • Eh beh, ma Ellis e` epico! Rappresenta la Speranza, ma in modo per nulla banale, Nichols riesce a dargli una vitalita` che lo rende protagonista della storia, sia come personaggio, ma soprattutto come significato. Ormai sono una Nicholsiana a tutti gli effetti!

        • Io lo trovo di una poesia pazzesca e Micheal Shannon non so se sia mai stato tanto bravo. Diciamo che Shotgun Stories mi ha decisamente colpita e spero che Nichols continui a fare film come questi, che hanno uno stile personalissimo e si vede lontano un chilometro che sono suoi. E alla fine questo vuol dire essere un autore e un artista

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