Home Video: My son my son what have ye done

Quando studiavo Storia dell’Arte il mio professore ci raccontò di voci su una tresca (fasulla) tra Leonardo e Bramante. E io pensai: se solo avessero potuto avere figli, che creatura meravigliosa! Ecco. Poi ho pensato lo stesso, ad esempio, della versione di Immigrant’s song di Trent Reznor e Atticus Ross (checcavolo!), di Cosmopolis (DeLillo – Cronenberg) e, secondo voi, cosa potrò mai aver pensato di un film diretto da Werner Herzog e prodotto da David Lynch? Il bambino, potenzialmente, più bello del mondo. Quello che vorresti fosse tuo. Se poi, come padrino, hai Micheal Shannon, beh, la creatura non può che essere meravigliosamente disturbante. E lo è, accidenti se lo è! Il problema di questo film, se proprio vogliamo trovarne uno, è che non è che la storia sia proprio di una solidità mostruosa. Oddio, mostruosa è mostruosa. E a me questo basta. Insomma, per dire: okay, vediamoci questa perla, basta già di suo, ma se poi le premesse sono quelle che ho appena elencato, beh, metti subito il dvd nel lettore.

La vicenda, se vogliamo, inizia in medias res. Ovvero: è già successo un casino. La polizia si aggira per la periferia di San Diego, tra una villette in serie e palme varie, a raccogliere indizi e testimonianze perché è stato commesso un crimine. E fin qui, per citare L’odio, tutto bene. Se non fosse che già da subito ci sono un paio di elementi che fanno piangere dalla felicità:

  1. uno dei poliziotti è Willem Defoe (grazie Signore, grazie per aver creato Willem Defoe e il suo grugno, grazie, altrimenti non avremmo mai avuto Bobby Perù e Bobby Perù a me ha portato tante belle cose)
  1. i poliziotti entrano nella villetta dove è stata uccisa la vittima e:

2a. la vittima è Grace Zabriskie (grazie Signore, per aver creato GZ, altrimenti non avrei avuto così tanti incubi e non avrei amato così tanto la mia mamma perché è troppo diversa da lei) ed è stata uccisa con una spada (altre lacrime di gioia, una spada, qui ci attende il freak show, me lo sento)

2b. i poliziotti passano una quantità di tempo esagerata a misurare la temperatura del caffè e cazzate varie di cui possiamo tutti fare a meno, indugiano in un modo talmente palese e stupidone che ci fa dire:

2c. “ecco, qui Herzog è andato in pausa caffè e per ottimizzare i tempi Lynch ha detto: “raga, ci penso io” e ha preso in mano la macchina da presa e ha detto a Willem di fare il poliziotto alla Mullholland Drive, poco brillante”

Manca pure il whodunnit, perché scopriamo subito chi è l’omicida. La folla si accalca morbosamente attorno al luogo del delitto e un giovane alto e allampanato (finalmente posso usare questo termine a dovere) si avvicina al poliziotto e dice “razzle dazzle razzle dazzle” tenendo in mano una tazza con la stessa scritta e se ne va. Il poliziotto solo dopo un po’ si rende conto che il ragazzo non era propriamente “a norma” (vedere foto di repertorio qui sotto) e quando vedi uno che non è “a norma” su una scena del crimine che fai, giusto per scrupolo eh, che fai? Niente, ovviamente. Comunque, poi si rende conto di questa cosa e collega il fatto che lui è quello che si è appena barricato in casa con due ostaggi, tali McNamara e McDougal, ed è anche il figlio della donna morta ed è, oddio!, pure l’assassino.

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Da qui in poi il film è tutto incentrato sul tentativo da parte degli agenti di liberare i due ostaggi e di comprendere cosa ha trasformato il povero Micheal Shannon (Brad) in un pazzo. Sostanzialmente. E, per fare ciò, si rivolgono alla fidanzata (Chloe Sevigny) e all’insegnante di recitazione (Udo Kier e qui abbiamo un’altra ragione molto ma molto rilevante per vedere questo film, UDO KIER), che hanno notato che mentre Brad provava la sua parte nell’Elettra di Sofocle prendeva iniziative inquietanti, faceva discorsi sconnessi e, soprattutto, voleva usare una vera spada, una sciabola, precisamente, in scena. Mah, che vuoi che sia, no?

Allora, sto cercando di non spoilerare, ma è dura. È dura perché ogni tanto si può capire il momento esatto in cui Herzog, dopo il caffè di prima, aveva bisogno di una merenda e Lynch ha preso di nuovo la Bolex o quello che è in mano e ha detto: “ci penso io Werner (strizzando l’occhio e alzando il pollice). Hei tu, assistente, vai a prendermi un nano e piazzalo in mezzo a una foresta!”. È dura perché McNamara e McDougal, santo cielo, vi prego, guardate il film e poi parliamone, perché c’è troppo, troppo da dire.

Non so se questo possa essere considerato un capolavoro, probabilmente no. Ma è un buon film. E la palla da basket sull’albero rinsecchito è un tocco di classe (hei, tu generico che hai visto il film, so che sei d’accordo con me), la fotografia è speciale, un po’ gessettata in certi tratti del cielo che ben si intonano con gli interni della casa di Brad e rendono tutto un po’ più kitch e visionario e da incubo bizzarro e, soprattutto, ode a Micheal Shannon, il pazzo migliore della storia del cinema in ogni sua interpretazione e alla coppia Herzog-Lynch, che è come il budino di mango con la panna montata e, se ci mettiamo anche Micheal Shannon, con la ciliegina chimica fucsia che non stona mai.

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