Ich seh Ich seh @ Trieste Sci+Fi

Giusto una premessa: qualcuno a fine film ha fischiato. Dev’essere lo stesso tizio che ha urlato di gioia dopo il film di Jaco van Dormael. Io non so chi sia questa persona, ma sono convinta che deve aver passato la sua vita, fino a 2 giorni fa, a guardare l’ispettore Derrick, altrimenti queste reazioni non me le spiego. (pensare che siano la stessa persona mi angoscia meno che pensare che ce ne siano plurime) 

Detto ciò, un po’ da questo film (il trailer mi aveva fatta impazzire di entusiasmo) mi aspettavo un’hanekata con elementi horror.

Un po’ speravo nell’elemento sovrannaturale che prende possesso della storia e ti distrugge di paura perché i campi di pannocchie e i bambini mi fanno pensare a I figli del grano, che è sostanzialmente brutto ma fa angoscia. Invece, a quanto pare, devo rivolgere il mio sguardo a Ulrich Seidl, produttore e marito di una delle registe. L’Austria si sente fortissimo, a livello di stile. La pulizia delle inquadrature e dei movimenti di macchina, ridotti al minimo, l’uso pesante della camera fissa, il rigore delle linee del design della casa e degli arredamenti, tutto questo, trasmette la freddezza entomologica per cui il cinema austriaco contemporaneo è noto. E, quindi, di Haneke, c’è solo l’ombra. Perché se molti lo ritengono ai limiti dell’autoptico, io sono sempre più convinta che ci siano ben pochi registi che sono in grado di farti uscire di sala in sbatti fortissimo stato emotivo confuso e agitato, a farti continuare a riflettere per giorni (io non mi sono ancora ripresa da Benny’s video da 5 anni), ad avvicinarsi così tanto all’essere umano dal di dentro che a una certa ti rendi conto che, sorpresa, l’essere umano cui si sono avvicinati sei tu (ecco, tipo, Nolan e Inarritu non fanno parte di questo giro di gente, Haneke sì, di brutto, forse ne è anche il capo).

MH

non centra niente ma ci sta sempre bene 🙂

Comunque la freddezza in questo caso gioca a favore della componente horror del film, perché Ich seh Ich seh è un’opera che lascia angosciati. Ci ho trovato dei difetti, tra buchini di sceneggiatura ed esagerazioni, ma tutto sommato sono stati funzionali a un finale preannunciato e agghiacciante proprio nella misura in cui a venti minuti dalla fine, o anche prima, sappiamo come andrà a finire. Noi ce lo sentiamo. La cosa che mi è piaciuta di questo grosso anticipo con cui a) capiamo qual’è il problema e, poi, b) sappiamo come andrà a finire, è che non solo non disturba, ma nutre la tensione perché sei lì, inchiodato alla poltrona, e sai che quella cosa succederà, solo che non sai quando e vuoi supplicare la camera fissa di muoversi e invece no. Tutto questo funziona esattamente come gli spilli incollati agli occhi in Opera: tieni gli occhi spalancati e sbarrati perché non puoi fare altrimenti. e, a un certo punto, di rendi conto che la cosa che ti fa tenere gli occhi fissi sullo schermo è la paura.

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a proposito di occhi e paura

Ho adorato quasi tutte le scene horror, soprattutto le prime, quelle più oniriche e misteriose, che sono anche quelle che mettono più genuinamente paura, mentre nella seconda è l’angoscia a prevalere e ci si sposta più sul thriller con qualche momento torture niente male. Il film funziona benissimo anche in funzione dei fruscii, dei rumori delle veneziane che si aprono e si chiudono, certi frame costruiti con una precisione agghiacciante, come quello in cui il bambino regge la candela nella stessa posa di un poster alle sue spalle, che pare la sua gigantesca ombra, aumentando la nostra angoscia, la nostra impotenza. Sotto questo punto di vista Ich seh Ich seh è godibilissimo ed è tutto da guardare, è un film in cui estetica e stile contano tantissimo, ma soprattutto mi è piaciuta la vicinanza da kammerspiel ai gemelli, con la macchina da presa che li segue mentre giocano nei campi, si prendono a sberle, fanno la gara di rutti nell’elegantissima poltrona di design che ci mette dal loro punto di vista, per cui ci risulta difficilissimo assumerne di altri. 

(nota finale: il titolo inglese è Goodnight Mommy – io ho avuto un paio di problemi ad avere una goodnight dopo averlo visto)