Home Video: Quella casa nel bosco

Avete presente quella canzone di Elio in cui dice che si è strappato delle cose – scendere in dettagli di questo tipo non è il mio forte – perché non aveva niente da fare? Ecco, io non avevo niente da fare e, in seguito a consigli provenienti da fonti attendibili (una è una neo-fonte che di cinema horror ne sa , l’altra è il proprietario del negozio di dvd più bello che ci sia, che se non fosse a Torino, a 600km da qui, ci andrei tutti i giorni – cosa che peraltro facevo mentre stavo a Torino; c’è tutto lì, giurogiurogiuro) che sostenevano che avrei apprezzato, ho deciso di vedere Quella casa nel bosco (2012).

cabininthewoods

ma quant’e` carina sta casetta rubikkiana, chi non la vorebbe una casetta cosi`?

Il primo minuto sembra uno stralcio di The Office – per chi se lo stesse chiedendo, è un bene -, la conversazione tra i due colleghi è da manuale e ci manca solo che salti fuori Rainn Wilson con qualche osservazione da sociopatico iperattivo e faccia la sua deliziosa strizzatina d’occhi. Uno dei due uomini è il papà di Six Feet Under e, dopo lo straniamento iniziale di non vederlo di fianco a un flacone di liquido per l’imbalsamazione, sento che sarà un personaggio fondamentale. Solo non riesco a capire che accipicchia di lavoro faccia, ma non importa. Non importa perché mentre è su una specie di triciclo-quad-aziendale o comecavolosichiama appare il titolo del film a caratteroni rossi in stile slasher ma anche un po’ commedia trash e sento che nell’aria c’è dell’amore.

Cambio scena e inquadratura che scende dall’alto su un sobborgo ameno dove gli alberi proliferano, la musica sembra presa dalla colonna sonora di Giovani Streghe e il dialogo tra le due ragazze nella stanza è divertentissimo: sembra di stare in un episodio di Dawson’s Creek edizione college, per cui una dovrebbe essere quella intellettuale e l’altra l’oca bionda, ma siccome si è appena fatta la tinta forse prima non era oca e, comunque, nessuna delle due sembra troppo brillante ed entrambe sono stereotipatissime – e credo che anche questo sia stravoluto, anche perché la sceneggiatura e la produzione sono di Joss Whedon (grazie per Buffy, grazie), che in questo genere di cose ci sguazza e il regista Drew Goddard ha lavorato con lui alla sceneggiatura della settimana stagione di Buffy (anche se non è proprio la stagione migliore della serie, anzi). Comunque: ci sono dei giovani raga – le due di prima e tre ragazzi – che partono per un weekend al lago. Ovviamente sono tutti canonicamente belli (talmente canonici che dopo dieci minuti non ti ricordi che faccia abbiano), due sono già accoppiati, due si accoppieranno e c’è il fattone, che fa molto The perfect score – il fattone che in realtà la sa lunga. Appena questo personaggio entra in scena ho già rimosso gli altri: sarà come trasforma il bong in un thermos, sarà che sembra l’unico a non avere, in realtà, un disturbo di personalità, sarà che è l’unico vestito come il Signore nostro comanda, ma spero con tutta me stessa che non crepi – lui è Fran Kranz, che chi ha guardato Dollhouse nella speranza che fosse una serie figosa (poteva esserlo) e duratura (non c’era modo che funzionasse a lungo) non può non aver adorato il suo personaggio, che, sostanze a parte, non era molto diverso da questo.

Veloce recap: chi sono i nostri eroi?

ilvecchio

Tutta gente che non ascolta mai il “vecchio che la sa lunga” che lo troviamo dappertutto, pure nel Grande Lebowski (a parte in The Texas Chainsaw massacre che ha fatto scuola) . A sinistra il “secchione”, poi la coppietta, sullo sfondo il fattone, che e` l’unico che ha un pochino (pochissimo comunque) di senso dello stile (ma poco, eh)

  • Una rossa (tinta, oserei dire), seria, ma rimasta fregata da una storia clandestina con un professore d’arte, che gli amici tentano di accoppiare con
  • un intellettuale palestrato bravo ragazzo
  • Una neo-bionda abbastanza cretina e allegrotta che sta con
  • Un palestrato biondo esageratamente cretino – che praticamente non ci si può credere, tipo che è Thor e va beh che Thor non è un pozzo di scienza, ma questo qui sembra veramente l’anello mancante
  • Il fattone-minchione-strambo-simpatico, che nasconde dei lati brillanti e geniali che paiono in totale contraddizione con il suo essere ottenebrato, anche questo tutto parte dello stereotipo horror di cui siamo piacevolmente prigionieri

Dopo una mezz’ora, quando i ragazzi si sono stabiliti in questa casetta nei boschi e si comportano da manuale da horror giovanile, scopro che il papà di Six Feet Under e combriccola hanno messo una sostanza che fa diventare dementi nella tinta per capelli della ragazza bionda e, infatti, scherzano sullo stereotipo dell’oca bionda. Mi hanno fregata. O meglio, avevo intuito che il regista giocherellasse con lo stereotipo come un micio con un gomitolo di lana, ma non che ci meta-giocasse così. Strizzatina d’occhio d’approvazione. Chissà quali altre sorprese questo film ha in serbo per me!

Ne ha tantissime. Avevano ragione, lo sto adorando. Qui siamo in un tunnel di topoi horror, per cui il regista sfrutta tutti gli stereotipi che generalmente mi fanno incazzare perché mi sembra di trovarmi sempre di fronte al solito stupido horror americano, con tutti i luoghi comuni e gli stereotipi che sopportiamo solo nel nome della Speranza di vedere qualcosa di nuovo, di diverso, di originale. Ma anche perché:

  • ci aspettiamo che l’eroina sopravviva, seppur in preda ad atroci sofferenze e se Scream è il principe di questo tipo di finale (oh sta Sydney non crepa mai, ma in compenso tutti quelli cui vuole bene fanno una fine raccapricciante) ed è debitore, sotto questo punto di vista, dei vari Halloween e Nightmare (cioè, Craven ha debiti pure con sé stesso) questo formato continua a funzionare anche nelle creature horror di registi contemporanei illuminati come Ti West (The House of the Devil – hei, tu, grazie per avermelo presentato!)
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L’eroina che sopravvive ma se la passa malissimo

SPOILER GRANDI COME UNA CASA NEL BOSCO

  • vogliamo vedere il sangue e vogliamo vederne tanto. Creativo, fa che sia creativo, regista! E qui siamo ampiamente ricompensati, soprattutto nell’inatteso finale, che fa qualcosa che mai era stato fatto e butta i cattivi in un frullatore le cui lame rotanti altro non sono che altri cattivi, ovvero tutti i mostri possibili e immaginabili della storia del cinema horror. Questo finale (anzi, questa prima parte del finale) è una bomba, soddisfa le mie necessità di vedere il sangue, di vedere i mostri, di essere stupita e di essere sorpresa (adoro le sorprese). La seconda parte del finale è brillante, intelligente, ci fa anche un po’ male perché è la pura verità, noi vogliamo essere saziati, siamo noi i mostri cui devono sacrificare questi poveri pirla giovani perché possiamo essere intrattenuti; ma c’è anche l’apprezzabile ironia sul mondo che non funziona bene, perché mai fermare l’Apocalisse, magari degli dei enormi e malvagi se la caveranno meglio di noi.
finale

Esempio di finale creativo 🙂

Guardate questo film, perché l’estetica c’è, le vostre aspettative verranno soddisfatte proprio nella misura in cui verranno disattese e stravolte, perché è estremamente intelligente ed è un tributo, un atto di amore e anche una presa per il culo al cinema horror come solo uno che lo ama alla follia può fare (vedi Amore e Guerra – stessa cosa fa Woody Allen con le saghe russe). E noi lo amiamo alla follia, vero? Quindi correte in videoteca, o dove potete trovare questo film, fatevelo prestare, compratelo, fate quello che volete, ma guardatelo, perché è divertente. Perché, alla fine, Quella casa nel bosco è sicuramente un horror, ma è anche un cane che si morde la coda e va a creare un moto di perpetua rincorsa tra l’horror, i suoi stereotipi, l’autoironia e tanto sangue (che non guasta mai).

8 pensieri su “Home Video: Quella casa nel bosco

  1. A proposito di case nel bosco…. se non l’hai visto, recupera “non violentate Jennyfer” del 1978…. e poi da un’occhiata al remake: “i spit on your grave” e mettili a confronto 😉

    • Dovrei! Non conosco bene il rape and revenge, dovrei farmici un po` piu` di cultura. So che ne stanno facendo un sequel, almeno cosi` avevo letto!

  2. Io nella superepica scena della cantina ho tifato fortissimo per la sferetta di tipo Hellraiser. Altro che tritone!
    Recensione geniale

    • Stragrazie 🙂
      Anche io ci avevo sperato fortissimo! Quella della cantina è davvero troppo brillante e le reazioni in parallelo di quelli che stanno dietro agli schermi, e a tutto, sono un piacere:)

    • Grazie 🙂 mi pento di non averlo visto prima perché questo film è geniale e dà al genere horror tutta la dignità che merita!!!

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