Home Video: Hellraiser

Se alla femmina media piace riprendersi da una giornata/giornate deprimenti mangiando dolci e guardando film romantici (pollice su per i dolci, ma fanno male; pollice giù per i film romantici, fanno schifo – ovviamente non sto infangando anche la roba autoriale stile Gondry – anzi! -, ma Gondry non è proprio antidepressivo), a me piace guardare qualcosa di truculento. Siccome in mediateca non mi lasciavano prelevare il mio Dario, che è solo di consultazione (maddai e io come faccio? Avete presente Ewan McGregor che vede il neonato morto che cammina sul soffitto mentre tenta di disintossicarsi in Trainspotting? Ecco, io senza Dario Argento un paio di settimane vedo pure di peggio), l’aver incontrato sul mio percorso una copia in offerta di Hellraiser – che da tanto tempo volevo rivedere – l’ho preso come un segno.

Ecco, allora. Una misteriosa scatolina marocchina, identica a un braccialetto che ho io e che il mio migliore amico chiama “la scatolina di Hellraiser” si rivela essere una specie di rompicapo che non appena viene risolto da un uomo, tale Frank, in una stanza fatiscente, gli fa fare, diciamo, una pessima fine. Nel senso che la carne salta via dal corpo di Frank e la ritroviamo a pezzettini (tipo orecchie separate da pezzi di faccia ecc) attaccata a delle catene e recuperata da un omino dalle simpatiche fatture, una specie di puntaspilli col vestito di Billy Corgan nel video di Adore (lo so che Adore è tipo del 1998 e Hellraiser del 1987, ma oggi della consecutio temporum – so che non centra niente ma suona bene – che ne freghiamo alla grandissima) e che scopriremo essere il signore di delle creature che ci confermano un grado di parentela evidente a livello pop-up con il già citato Billino.

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Billy o cenobita?

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Cenobita o Billy?

Bene. Lo sto rivedendo in diretta e, dopo appena 10 minuti, mi tornano alla memoria un sacco di bei ricordi, tipo questo montaggio alternato che vede una coppia trasferirsi nella casa di famiglia e, di preciso, vediamo il marito, Larry (fratello del fu Frank) che trasporta a fatica il divano su per le scale, mentre la moglie, con una camicetta e una capigliatura improbabile (che manco la divina ma antimoda Scully nelle prime due serie di X-files), sta in piedi in una stanza vuota e si ricorda/allucina di essere ehm, diciamo, ripassata con entusiasmo da un amante giovane e possente, anch’egli con una capigliatura che non si può vedere. Un amante che assomiglia un sacco proprio al tizio che è stato sbrindellato dalla scatolina in una stanza proprio identica a quella in cui sta ora la donna. Mamma mia. Ma il meglio arriva quando il marito entra nella stanza con la mano sanguinante (si è ferito con il divano, essendo appunto l’opposto dell’amante allucinatorio) ed è terrorizzato dalla vista del suo sangue, ma tutto questo è funzionale a fargli fare un po’ di scene da lagna, cosicché possa spargere un po’ del sangue in questione sul pavimento. Perché, mi chiederete. Perché appena i due escono dalla stanza il sangue – geniale! – inizia a gorgogliare e si trasforma in questa roba qui (foto sotto). Sequenza terrificante, soprattutto perché dopo 15 minuti ancora non abbiamo capito cosa sia vero e cosa no e continuiamo a dubitare pure mentre la cosa orripilante che è nata dal sangue del marito camicia di flanella afferra la gamba della donna e le dice “Julia aiutami!” e qualcosa come “non guardarmi (perché sono bruttissimissimo”, ma, soprattutto, “sono Frank!”, ovvero l’amante possente di cui sopra (allora non era un’allucinazione!).

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Julia, che è la seconda moglie di Larry – e che con Frank aveva avuto una tresca appena sposata con il fratello (dai, però, questo è proprio essere pessimi, ragazzi!) – è ancora innamorata di Frank, anche se è una specie di mummia prugnettosa che non si può guardare, perché non solo è fasci muscolari e ossa, ma è pure traslucido (qui il gore regna sovrano e con una raffinatezza tutta britannica). E cosa non si fa per amore. Quindi Julia acconsente di aiutare Frank a tornare come prima e, per farlo, deve procurargli un sacco di sangue. Ah, l’amour. E io che avevo detto che non mi piacciono i film romantici!

Nel frattempo Kirsty, la figlia di Larry, va a vivere nelle vicinanze, ma non vuole stare in casa con Larry e Julia perché non sopporta la seconda moglie. Comunque inizia a fare anche lei degli incubi discretamente inquietanti, messi in scena in modo sublime, a dare l’impressione che il sogno sia materico, più reale della realtà stessa.

Ma torniamo alla nostra love story. Siccome amare significa non dover mai chiedere scusa (come Love Story insegna, anche se personalmente io più ci tengo più mi scuso perché si vede che mi hanno montato qualcosa al contrario), Julia va in un bar, adesca un tizio e lo porta nella stanza magica (ormai la chiamo così). Questa sequenza ha vari dettagli geniali: 1) il tizio adescato è viscidissimo e quando resta in camicia, mutande e gambaletti sono lì che spero ardentemente che lo facciano secco al più presto; inoltre è il primo caso di maschio con la cellulite che mi capita di osservare; 2) il tizio dice a Julia che è la donna più bella che abbia mai visto, che vi giuro è quanto di più lontano dalla verità si possa immaginare e questo non è un errore della sceneggiatura, ma è un indice di quanto viscido sia lui (secondo me Clive Barker è un genio); 3) lei gli sfascia la faccia con il martello: lui ha la faccia insanguinata, lei pure, vittima e carnefice sono ritratti in modo quasi speculare; 4) (bomba) Frank diventa molto più simile alla terza uscita di Siamo fatti così, una specie di omino con tutto l’apparato muscolare striato al completo, perché più sangue viene versato, più lui si ricostituisce; 5) ci sono degli scambi di effusioni abbastanza disturbanti tra Julia e Frank-esplorando-il-corpo-umano.

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Ma ecco che arriva un primo spiegone. E che spiegone. Perché (cavolo) Frank si è messo a risolvere il puzzle? Non per lo stesso motivo per cui ci si mette a smanettare col cubo di Rubik, questo è pacifico. Frank ha cercato di accedere a un portale che si sarebbe aperto sul mondo dei piaceri carnali, ma, invece, all’aprirsi delle porte si è ritrovato in balia dei cenobiti (questi così qui), prigioniero del sadismo più sfrenato. E, perciò, Julia inizia la sua romantica mattanza nella speranza di ricomporre Frank ed essere felice con lui, dato che Larry, diciamocelo, non le piace proprio, cosa che di tanto in tanto ci si palesa con delle espressioni di Julia che lasciano poco spazio all’immaginazione:

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Per spiegarmi: qui lui le sta dicendo cose come “saremo felici”. Lei, beh, diciamo che o s’è appena mangiata una mandorla amara, oppure non è d’accordissimo con suo marito.

Kirsty, che come tutte le brave figlie filmiche nate dal primo matrimonio, detesta la seconda moglie, segue Julia convinta che questa abbia una relazione, invece si ritrova di fronte all’ennesimo povero pirla maciullato dal binomio Julia-Frank, natural born-una-e-risorto-l’altro killers e, per mettersi in salvo, lancia la scatolina (o cubo di Le Marchand che dir si voglia) e scappa, giusto in tempo per avere un collasso, risvegliarsi all’ospedale, approciando la scatolina esattamente per lo stesso motivo per cui ci si interfaccerebbe con un cubo di Rubik, evoca, più che involontariamente, dei cenobiti, di cui il meno brutto è anche il capo, ossia Pinhead (cui, incazzatissimo perché disturbato, dice candidamente “credevo fosse un giocattolo”).

Spiegone secondo. Pinhead, gutturale come pochi, dice a Kirsty che lei li ha evocati e adesso deve lasciarsi torturare, perché  è così che dev’essere, che loro non sono buoni o cattivi, angeli o demoni, ma solo esploratori della carnalità e che non sono in grado di distinguere tra piacere e dolore (se solo Pinhead si fosse mai frullato un dito con il minipimer mentre tentava di fare una torta saprebbe distinguere benissimo, ovvero torta = piacere, ditofrullato = dolore –  e se lo dico è perché LO SO). Kirsty, per salvarsi, dice a Pinhead che Frank aveva la scatolina, che è lui che vogliono e fa un patto con Pinhead: io ti dò Frank, tu mi lasci in pace. E Pinhead e combriccola, che pur essendo alcuni tra i cattivi più spaventosi mai pensati sono dei tipi ragionevoli, acconsentono.

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Il fascinoso e ragionevole Pinhead

La sequenza finale è tensione pura: Kirsty corre dal padre in cerca di aiuto, ma questi è già stato sostituito da Frank che, viscidamente, ci prova pure e, nella colluttazione, finisce per accoltellare Julia, commentando il suo errore dicendo “nessuno deve restare vivo” e bevendo il sangue della donna “amata”. Un uomo distrutto dal dolore, insomma.

Un primo elemento geniale del film è Pinhead e tutto ciò che rappresenta: lui porta il dolore, la sofferenza, ma, nonostante sia uno dei cattivi più cattivi che ci siano, in realtà non è altro che una bilancia di quello che c’è dentro l’animo umano. Il vero mostro qui è Frank – e anche Julia compete piazzandosi direttamente al secondo posto – un essere umano (un fu essere umano, ma poco importa), che rappresenta quanto di più viscido e meschino si possa immaginare. Fenomenale l’interpretazione di Andrew Robinson (l’attore che interpreta Larry), la cui pelle diventa alla fine quella di Frank e che la porta in giro per la casa con un’aplombe spettacolare e una crudeltà così tagliente da poter essere solo umana. Abbiamo a che fare con un cattivo che si rivela essere il Male assoluto (Pinhead) all’interno della dimensione malefica cui appartiene, ma che ci mostra anche che il vero orrore è quello di cui è capace l’uomo, perché solo l’uomo è in grado di liberarlo. Geniale, però, sono anche le morti causate dal cubo, degli smembramenti tramite catene infernali cui nessuno sembra poter sfuggire, tranne la giovane Kirsty che, risolvendo il puzzle al contrario, riesce a bloccare i cenobiti. Fino a quando il cubo non torna in possesso del mercante, pronto a ricadere nelle mani del prossimo (povero pirla) uomo in cerca del piacere.

8 pensieri su “Home Video: Hellraiser

  1. L’accostamento Corgan/Pinhead mi ha fatto rotolare dalla sedia….

    Gran recensione, alla fine i veri mostri sono gli esseri umani e credo che un viscidone come Frank si sia solo visto nelle cosiddette “cene eleganti” di Arcore…

    Oltre a Gondry, tra i film portatori di glicemia da salvare, aggiungerei qualcuno di quelli con John Cusack protagonista 😉

    • John Cusack e` il boss delle romcom sopportabili, tranne Serendipity, che mi aveva un po’ turbata. Ma nessuno frigna sotto la pioggia come fa lui in Hi-Fi, li` la sua interpretazione e` un capolavoro e raramente qualcuno ha interpretato cosi` bene un personaggio di Hornby (se hai visto Non buttiamoci giu` penso che sarai d’accordo con me. Io volevo buttarmi giu` dopo averlo visto).

      • quel film aveva un potenziale enorme, ma quando ho saputo di pierce brosnan nel cast mi sono cascate le braccia….
        è più forte di me, provo repulsione per tutti gli attori che hanno interpretato james bond!
        salvo parzialmente solo connery perché, beh, come fai a non amare un attore simile?

        se non si fosse capito: ODIO la serie dei film riguardo a 007….

        leggessero i libri di john le carrè e allora capiranno cos’è stato lo spionaggio!

        • Mi sa che non intendevi postare il commento qui dal buon Pinhead! Comunque concordo su Pierce Brosnan. Che sciagura d’uomo santo cielo

  2. Recensione epica, da top del top del top.
    Anche io ho sempre voluto rivederlo, come immaginario Pinhead è sui miei primi 6,7 villain di sempre, sul valore del film invece a domanda non so mai cosa rispondere visto che l’unica visione è quella dell’epoca.
    Per una volta me ne son fregato di non leggere senza prima aver visto e scritto, uno perchè comunque anche se lontana la visione c’è stata, due perchè m’ha preso troppo.
    Ma una storia che parla metaforicamente o no di sesso e piaceri carnali e mi mette na racchia in quel modo è geniale

    • Grazie!!!! Sto post è nato in un momento di crisi nera, mi ha fatto bene scriverlo e speravo facesse ridere chi leggeva!
      La cosa della racchia mi ha fatto scassare:)

  3. Beh, capolavoro di post. E capolavoro superpop di film. Comunque i supplizianti, Pinhead a parte, fanno straridere

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