Grand Budapest Hotel

Per tutti gli amanti della simmetria, dei cibi separati tra loro, dei colori primari e di quella routine cara e rassicurante proprio perché bizzarra all’inverosimile, questo e il film che fa per voi (noi).
Wes Anderson è uno di quei registi che non tradisce il suo pubblico e si attiene fedelmente alla sua visione del mondo, una visione a tinte forti e laccate, caramellosa ma cupa, bizzara ma ordinata, una visione che davvero colpisce gli occhi dello spettatore e, attraverso il senso della vista, lo conquista completamente. Ancora una volta Anderson mette in scena una rivincita, quella di un soggetto moralmente leggero ma non cattivo, coerentemente con ogni suo film, in cui sono assenti dei veri cattivi, ma compaiono solo personaggi parzialmente compromessi e sorprendentemente recuperabili (basti pensare a papà Tenenbaum e  Steve Zissou, la cui totale inadeguatezza come figure paterne praticamente ci supplica di amarli e perdonarli).
Anderson ci racconta la stora del Grand Budapest Hotel presentandoci la statua del suo narratore davanti alla quale una ragazzina legge il suo libro, che ci porta in casa dell’autore, che ci porta al GB negli anni Sessanta, dove Zero (il proprietario dell’albergo) gli racconta la storia di come sia entrato in possesso del Grand Budapest: la storia di come conobbe Gustave H. In questo incipit fatto di stratificazioni e microstorie inscatolate, si ha l’impressione di spacchettare un regalo gigantesco fatto di scatole su scatole fino ad arrivare a quella centrale, piccola, ma straordinariamente preziosa.

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Se tutto sta andando storto, se la vostra giornata è una cascata di piccole catastrofi, se il grigiore della vita pesa come un macigno, come una cappa soffocante che funge da effetto serra deprimente, Wes Anderson è l’antidoto, il serotoninergico, la cura perfetta. Per poter sapere cosa sia la vittoria, bisogna essere stati perdenti, almeno una volta (ma, più sono, più si empatizza con i personaggi di Anderson). Ancora una volta, la rivincita morale degli emotivamente disturbati (come in Moonrise Kingdom), lo sbocciare di un amore impossibile (vedi I Tenenbaum), il trionfo di una giustizia un po’ bizzarra (come in Fantastic Mr. Fox) fanno esattamente quello che è il loro lavoro: ci fanno stare bene. Ci fanno sorridere, ridere, commuovere. Ci sorprendono. Anderson costruisce una storia fantasiosa, la dipinge a colori brillanti, la incornicia in una serie di quadri dalla perfetta simmetria, la cosparge di battute divertenti e intelligenti, prende la realtà e la stravolge. Wes Anderson fa, in tutto il film, quello che Zero fa in una memorabilissima scena: sostituisce Ragazzo con mela con Schiele, ribalta tutto ciò che può essere ribaltato, scombina l’ordine naturale delle cose, trasforma la realtà in sogno e il sogno in fantasia. Trasforma la tristezza in una malinconica felicità, dimostrando, ancora una volta, di essere un artista, un autore e un poeta.

8 pensieri su “Grand Budapest Hotel

  1. Si vede che ti piace Anderson e lo conosci a menadito, complimenti.
    Tutto quello che scrivi è vero, in parte ne ho parlato anche io.
    Però questa incapacità di saper raccontare una storia fino in fondo e una certa freddezza, o comunque un’empatia non pari alla confezione, io li noto in Anderson.
    Credo di preferire quello di Magnolia 🙂

    • Paul Thomas Anderson ha qualcosa in piu`: empatia (come hai fatto benissimo notare) e (aveva) Philip Seymour Hoffman. E credo che tutto il suo cinema sia di una profondita` eccezionale (infatti su The Master mi sono dilungata oltre i limiti della decenza).

      • The Master è uno di quei film che odio.
        Perchè lo so che è grandissimo ma io non sono riuscito a coglierlo.
        Mi dispiace, ma lo so che è un grande film.
        Anche perchè con PSH, Joaquin e Amy Adams parti già da livelli impressionanti.
        Sarà una delle recensioni tue che devo leggere tanto ho visto che dei film che ho visto le leggerò tutte, non sono molte.

        • Assolutamente, ci tengo moltissimo ad avere il tuo parere su The Master, perché per me é un film importantissimo e mi ha fatto un effetto pazzesco, ma, a parte due amiche, non conosco nessuno a cui sia piaciuto così tanto, o nemmeno un pochino, in realtà (come Solo Dio Perdona). Grazie per i tuoi continui feedback!!

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