FrightFest: Giorno IV

Festivalmente parlando, ieri sera sono andata a dormire alle 3. Finito il terribile slasher emo, dopo la riposante dormita sulle morbidissime poltrone della sala horror channel (che qui in Italia ha una programmazione veramente trash e solo qualche volta regala soddisfazioni, di solito notturne, con vecchi Cronenberg o classici della Hammer), siamo andati al Phoenix Artist Club, un posto in cui si puo` entrare mostrando un biglietto del cinema o del teatro o forse anche di musei vari acquistato durante il giorno. Noi ci entravamo con il fichissimo pass del frighfest.

E c’era della musica abbastanza atroce che gli inglesi presenti ballavano come se non ci fosse un domani, in un clima davvero disimpegnato e carino e per nulla menoso che mi piaceva parecchio. Ora che siamo arrivati dove ci ospitavano (Camden Town), erano le tre passate. Mi alzo alle 6,30, perché urge lavarsi e phonarsi e magari anche stirarsi i capelli, con il clima che c’è lì l’umidità agisce con forza. Usciamo di casa presto, che ci hanno invitati a fare una colazione all’inglese

eggs

quanto mi mancate ragazze 🙁

(è il secondo giorno che la faccio e posso esprimermi solo sulla versione non carnivora, ma è buonissima e arrivi fino alle 8 di sera senza un gorgoglio di fame nello stomaco che sia uno) e poi, pieni di uova, si corre a vedere Takashi Miike. Sì, mamma mia, proprio lui. L’uomo per il cui film valeva tutto il viaggio.

16. Over your dead body: quello che definisco senza batter ciglio un film d’autore. Sofisticato, visivamente spettacolare, intelligente. Sullo stile di Audition, sia per l’incipit lunghissimo drammatico, sia per il “momento Miike”, quello che da lì in poi sai per certo che niente sarà più come prima. Anche questo film è estremamente politico e il ruolo della donna è, ancora una volta, raccontato con la solita cruda poeticità del nostro adorato Miike. Io non sono della scia di quelli che pensano al film come un esempio di vita che imita l’arte. Qui il kabuki, in particolare il Tōkaidō Yotsuya kaidan (1825), è lo sfondo su cui la vicenda principale avviene. La vicenda, ovviamente, è molto simile alla storia narrata nel kaidan, ma SPOILER non è che questa donna sta recitando il kaidan e ha il fidanzato stronzo e allora smatta e lo uccide FINE SPOILER. No. I primi quaranta intensissimi minuti ci preparano apposta per non dire una puttanata del genere. Sì, c’è qualcuno che ha pensato e scritto così, definendo questo film “noioso”. Forse non so più leggere e, allora, dull vuol dire strafico. Allora mi scuso. Chiusa parentesi incazzosa. TM si appoggia sul Kaidan per raccontare una storia di amore e di vendetta, di sofferenza e lo fa con il suo tocco, dall’inizio alla fine. Non c’è un frame del film che non sia SUO. I centipedi ornamentali sono un presagio: infatti, nel folkore gaipponese, esiste un centipede gigante che mangia le persone e i cuccioli di drago (ma no poverino http://www.lilela.net/wp-content/uploads/ouroboros_lezard_tatou3.jpg). Quindi fa paura quanto l’uomo nero, i fantasmi, i demoni. A me fa paura anche se non è malefico, fate voi. La protagonista dei Kaidan, Oiwa (interpretata da Miyuki), la donna che viene tradita e abbandonata dal samurai (odioso, on e off stage) Iemon (il fidanzato Kosuke, che la tradisce anche nella realtà), finisce per diventare una creatura oscura che mangia i bambini. E questo nel Kaidan c’è. Il fatto che a una certo punto appare con un feto che le penzola dalla bocca esattamente come il Saturno di Goya http://www.arteworld.it/wp-content/uploads/2014/11/Saturno-che-divora-i-suoi-figli-goya-analisi.png , non so, a me pare una trovata di Miike (ma dato che non ne so nulla di cultura giapponese, posso solo supporre). L’inquadratura dal punto di vista del cestello della lavatrice non è noiosa. La regia che si fa teatro, con tutte quelle scenografie dall’atmosfera onirica, soprattutto nell’ultima parte, io l’ho trovata magica.

OverYourDeadBodyFeat Ci sono dei momenti alla Miike spettacolari che si combinano con uno stile sofisticato, dove i movimenti di macchina si limitano a essere quelli necessari, ma l’altezza della camera, che in alcune sequenze riprende lo stile di Ozu – quando è ad altezza di tavolino giapponese, o come accipicchia si chiama, insomma – o Miyuki/Oiwa che sbatte la testa fortissimo contro lo specchio e ferisce, a distanza, Rio, l’amante del(l’odioso) fidanzato. Il momento Miike per eccellenza, quello che in Audition è SPOILERNELLOSPOILER quello del sacco di yuta FINE SPOILERNELLOSPOILER è quello in cui Miyuki, che non riesce a restare incinta, fa bollire tutti gli oggetti affilati che ha in casa e, nel cercare dentro di sè il bambino che tanto desidera, si dissangua FINE SPOILER. Se vi fa impressione a leggerlo vi assicuro che anche a vedersi è una sofferenza – una sofferenza necessaria per apprezzare appieno il film, secondo me. Non c’è nulla di gratuito in Miike. Da qui in poi, l’horror si fa strada e il tema della colpa e della vendetta investono la pellicola di una cupezza più mistica. Non voglio raccontare troppo, perché questo è un film che merita di essere visto e rivisto. Chicca finale – SPOILER i piedi di Miyuki che giocano con la testa mozzata di Kosuke. Audition <3

miike

al posto di un’immagine svogliata di Inner Demon ho preferito mettere lui 🙂

17. Inner demon: redneck horror australiano spacciato come il nuovo Babadook. Non è vero. Anche qui ho dormicchiato un po’, ma ho visto abbastanza per accorgermi che non mi piaceva e che di speciale non c’era nulla. Unica nota positiva: non c’è spocchia, né autoindulgenza, è solo un tentativo di fare un horror, premio impegno.

Scherzo-Diabolico

18. Scherzo Diabolico: l’x-file del FF. Mi spiego: questo film ha una trama stupida, con una risoluzione stupida, una fotografia orrenda con un effetto iniziale sui titoli di testa che sembra fatto per sbaglio, la musichina che ritorna è forse la cosa meno bella che Mozart abbia mai prodotto, gli attori sono pessimi (sono dei veri cani) e i dialoghi fanno pena. Cioè, è tutto estremamente raffazzonato e ridicolo, eppure l’ho seguito con piacere dall’inizio alla fine, sono rimasta attenta tutto il tempo, senza appisolarmi, senza sbuffare, senza girarmi e condividere sguardi di disperazione con il mio fidanzato (cosa accaduta per Landmine, Cherry Tree, Inner demon, Some kind of hate e per alcuni corti che piazzavano prima di certe proiezioni che ci hanno lasciati un po’ con il boh). Presa. Ecco cos’ero: presa. Mi sono rilassata, mi sono divertita, mi sono, non so come, gustata, un film che è, a tutti gli effetti, un prodotto sciatto e dozzinale ma, cazzo, catchy. Non so cos’altro dire. Chiamate Mulder e Scully, io non me lo so proprio spiegare.

xmas horror

19. A Christmas horror story: falalalalalalalalala. Storie parallele a tema natalizio-horror aperte da William Shatner che fa il conduttore radio. Di queste quattro storie, una era la solita cosa un po’ found footage, un po’ teen-drama, molti luoghi comuni, un macello di spaventerelli e via. Niente di speciale e banalotta. Ma gli altri tre racconti erano speciali: il changeling, il krampus e il rivale di Babbo Natale erano divertenti, ben fatti, intelligenti nella misura in cui erano familiari ma immaginati con una verve tutta nuova. Un film carinissimo, divertente, da guardare e riguardare, caramelloso e con qualche discreto momento di paura inatteso. E ci hanno pure regalato le caramelle. falalalalalalalalala