Home Video: Harold e Maude <3

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“A un sacco di gente piace essere morta, però non è morta veramente… è solo che… si tira indietro dalla vita, e invece bisogna, bisogna cercare, correre i rischi… soffrire anche magari… ma, giocare la partita con decisione!”

 

Sono sempre stata affascinata dal lugubre. Da piccola (tipo a otto anni), adoravo Agatha Christie. In seconda elementare ho letto IT (non senza avere il terrore di palloncini, clown, lavandini e, soprattutto, non senza iniziare a covare il pericoloso desiderio di avere l’asma, per potermi difendere da lui – la cosa buffa è che, in presenza dei corretti allergeni, l’asma mi viene anche, ma non ho lo spray per la forma cronica, quindi non ci ho guadagnato un beneamato) e passavo i pomeriggi estivi a girare per il cortile in cui abitavo con i miei genitori, i miei nonni e mia zia, a raccogliere indizi. Indizi di cosa? Mi inventavo un crimine – tipo un omicidio, sempre – e con la plastilina registravo le impronte digitali dei miei parenti, annotavo i possibili moventi e mi inventavo una risoluzione del caso. Sì. Lo so. I miei, che all’inizio erano un po’ preoccupati, hanno iniziato a trovarla una cosa divertente – o hanno ceduto, più semplicemente. Poi sono cresciuta e ho iniziato a vedere i film horror. Ho iniziato a giocare con gli smalti e gli ombretti che le zie mi regalavano e mi facevo finte ferite e accoglievo così i miei di ritorno da lavoro. Solo che, se da un lato avevo questa propensione per il dramma visivo, la mia incapacità a mentire mi faceva ridere all’istante e preoccupare di non spaventare i miei. Io volevo solo che ammirassero e notassero la perizia con cui avevo creato finti grumi di sangue su tutta la gamba con ombretto, cotone e smalto bordeaux scuro. Che cogliessero il guizzo creativo. Hanno accettato anche questa. Perciò, quando ho visto Harold e Maude, dire che mi sono identificata è eufemistico. Perché, se da un lato il film di Ashby va a stuzzicare la mia fascinazione per il lugubre e il mistero e la cupezza della vita (ecco spiegato perché adoro il film di Mary Poppins, si respira aria di morte ogni 2 sequenze), dall’altro ha scoperchiato quella parte di me che era letargica e sopita, un destino comune a molte persone semi-introverse, che finiscono per silenziare il loro bisogno di essere amati, forti della convinzione che non accadrà mai. Perciò, anche io, per citare Harold, fino a un certo momento della mia vita “non sono mai vissuta. Sono morta, qualche volta”.

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Cosa succede quando guardi Harold e Maude? Non lo so. A me è successo che mi sono accorta di essere un po’ Harold e un po’ Maude, di essere allo stesso tempo timida e impaurita e terribilmente pallida, ma anche bizzarra e un po’ folle e desiderosa di riempire ogni secondo della mia vita di vita, appunto. È curioso che un film che parla di Morte e che la tratta come un terzo protagonista, con rispetto, con simpatia, con ironia, parli, anche, così tanto di Amore? No. Perché è proprio la sintesi tra quel tipo di ironia verso la morte e quel tipo di serietà verso la vita e viceversa che rende possibile cogliere davvero il messaggio di Harold e Maude.

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Questo tipo di (blanda) ironia

Poi nel film di Ashby c’è di tutto. La critica contro la società rigida di quegli anni, la ridicolizzazione della guerra (la sequenza in cui Maude aiuta Harold a fingersi pazzo per non farlo andare a fare il servizio militare si approssima, per divertimento, allo sketch della bottiglia di Amore e guerra, anche se è dotato di un’ironia più sottile), della psicanalisi. Di un sacco di cose, tutto fatto senza un briciolo di supponenza o di presunzione. È come se il regista ci dicesse: ragazzi, io la vedo così. È come se non cercasse di convincerci del suo punto di vista; questo film dà proprio l’impressione di essere una sincera e onesta espressione dell’autore. E io lo apprezzo, perché ogni volta che guardo Harold e Maude sento che entrambi i miei lati, quello un po’ depresso, introverso, pauroso e quello frizzante e bizzarro ed energico, venissero presi per mano e accompagnati in un folle viaggio la cui meta è un po’ la riscoperta di me stessa.

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la “sestevolezza” secondo Harold

Ora sono nostalgica. E sono malinconica. E ripenso a questo film come a qualcosa che mi ha fatto compagnia quando ero sola, dicendomi che non solo dovevo essere me stessa, ma dovevo essere felice di vivere come la persona che ero: “Sai, Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa, permette che altra gente la consideri uguale”, dice Maude. Ma è anche un film che mi ha fatto ridere e piangere mentre lo guardavo con qualcuno di speciale, qualcuno che, a sua volta, è un po’ Harold e un po’ Maude. Lui con la sua fragile sconsolatezza, lei con il suo entusiasmo, la macchina che spara i profumi, lo pseudoyoga.

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Servizio militare?

La straordinaria differenza d’età dei personaggi, che incuriosisce, disgusta e terrorizza gli altri personaggi del film (la scena del prete credo che sia una delle più esilaranti mai viste), non fa alcun effetto allo spettatore, anche quando Harold, dopo aver passato la notte con Maude, soffia bolle di sapone anziché il fumo della sigaretta atteggiandosi a uomo vissuto. È ovvio, lo sappiamo che è una supermegagigametafora, che stiamo vedendo l’estremizzazione di qualcosa che è talmente grande che, forse, l’esagerazione manieristica è l’unico modo in cui si può rendergli giustizia. Perché, alla fine, non ci interessa che Harold abbia diciotto anni e Maude ottanta. Né tutta la pletora di microcrimini che Maude mette in atto. Né il livello inestimabile di follia raggiunto dai due. Quello che conta è che, alla fine, Harold è vivo. Quello che conta è che Harold ha imparato ad amare.

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A me si è strappata l’anima qui, precisamente

4 pensieri su “Home Video: Harold e Maude <3

  1. Leggendoti mi sento come se il film non lo avessi mai visto, guardato forse, ma non visto. L’ho attraversato più, e sicuramente, nell’aspetto “canzonatorio”/ ironico verso certi atteggiamenti. Oggi mi sento bacchettata. Grazie Miriam… così divento più forte 😉

    • Ciao 🙂 grazie!
      Ma figurati e sicuramente l’aspetto canzonatorio c’è. A volte ho il terrore di essere io che guardo troppo e tendenzialmente mi rispecchio con eccessivo affetto nelle storie in cui ci sono personaggi giovani e bizzarri che trovano la loro dimensione. Sicuramente questo film è anche un grande inno alla vita; il momento in cui si scorgono i numeri del campo di concentramento sul braccio di Maude e lei si copre e poi non se ne parla più l’ho trovato un bellissimo momento che rappresenta un po’,credo, le intenzioni generali di Ashby.
      ciao!

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